Il battito d’ali nella pancia: intervista a Francesca Bardelli Nonino
Il battito d’ali nella pancia è quello che Francesca Bardelli Nonino, sesta generazione della Grappa Nonino, ha deciso di ascoltare e seguire. Giovane, donna e innovatrice: ha trovato il suo personale modo di comunicare universalmente un prodotto che ama alla follia, tanto da diventare “influencer della grappa”.
Una grande professionista che è riuscita a coniugare il profondo amore e sapere nei confronti di un distillato emblema del Made in Italy con la sua creatività affettiva, quella che le faceva credere di essere la pecora nera della famiglia e alla fine, invece, l’ha portata fino al Ministero dell’Impresa e del Made in Italy.
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Qual è la storia della grappa Nonino? Possiamo dire che un’intuizione dei tuoi nonni ha rivoluzionato l’intero settore?
La nostra è una distilleria di grappa in Friuli dal 1897 e ora siamo alla sesta generazione di distillatori. Ciò che ha rivoluzionato la grappa, che l’ha portata da distillato considerato “povero” a eccellenza del Made in Italy nel mondo, è il fatto che i miei nonni nel 1973 hanno deciso di sfidare il modo tradizionale di realizzare e concepire la grappa: all’epoca era ritenuta un distillato di vinacce mischiate insieme senza attenzione; loro, invece, scelsero di distillare soltanto una tipologia di vitigno per volta, per dimostrare al mondo che la grappa non era ciò che tutti immaginavano. Non è un distillato poco raffinato, bensì un distillato che, partendo dalle materie prime giuste, diventa la vera anima dell’uva in un bicchiere. Questo ha rivoluzionato poi il modo di fare e di concepire la grappa nel mondo. Tanto che nel 2019 la Nonino è stata il primo brand di grappa a vincere il titolo come “Miglior Distilleria del Mondo”.
Per voi cosa ha significato un premio del genere?
È stata una gratificazione incredibile per diversi motivi. Innanzitutto, perché la prima distilleria italiana a vincere questo titolo è stata proprio una distilleria di grappa, che è il distillato italiano per eccellenza: per produrre grappa devi distillare vinaccia italiana in Italia, altrimenti è acquavite di vinaccia. Riuscire con passione e determinazione a raggiungere un riconoscimento come questo è la dimostrazione del fatto che l’impegno e la passione possono tutto, però bisogna avere una visione chiara, guardare in avanti e non fermarsi davanti alle difficoltà. Prima o poi i risultati arrivano.
Soprattutto in un settore come quello della grappa, dove purtroppo manca trasparenza in etichetta, è difficile far capire al cliente finale quando una grappa è veramente distillata con metodo artigianale, quando è veramente invecchiata e per quanto tempo. Noi abbiamo sempre cercato di dare tutte le informazioni possibili: segnaliamo sempre che la grappa Nonino è distillata con metodo 100% artigianale, che all’interno c’è lo 0% di coloranti e quanti sono gli anni precisi di invecchiamento. Molti forniscono ai consumatori informazioni fuorvianti. Però, se siamo stati premiati noi che siamo sempre stati trasparenti, vuol dire che la passione, il talento e la qualità ripagano sempre.
Racconti con entusiasmo di questo mondo e della grappa Nonino, riesci a coinvolgere anche quando spieghi la battaglia che porti avanti per la trasparenza in etichetta.
Sì, è vero, perché penso che sia veramente importante, non solo per la grappa, ma per il Made in Italy in generale, che per noi italiani è un vero e proprio patrimonio, anche se spesso lo diamo per scontato. Dobbiamo portare nei prodotti Made in Italy la qualità che questo termine rappresenta: solo in questo modo può continuare a essere simbolo di eccellenza.
Hai scoperto questo grande amore durante la tua gavetta in azienda o l’hai sempre avuto ed è stato magari anche il motivo che ti ha spinto verso il lato imprenditoriale della famiglia materna piuttosto che paterna?
Sono cresciuta con l’esempio degli imprenditori in casa: mamma e papà, nonno paterno e nonni materni. Nonostante l’ammirazione che provo sia la stessa nei confronti di entrambe le parti, ho sentito questa spinta particolare verso la storia della grappa Nonino. I nonni mi hanno sempre fatto sentire parte della storia di Nonino e dell’azienda e, crescendo, ho compreso sempre più chiaramente che anche io volevo farne parte, tenerne in alto il nome, continuare le battaglie che hanno iniziato i miei nonni e che hanno portato avanti mia mamma e le mie zie.
Provo un forte senso di identificazione con l’azienda: la storia della Nonino è la storia della mia famiglia e la mia famiglia è una grandissima parte della mia identità. Anche quando non potevo bere la grappa, comunque potevo percepire i valori che ci sono dietro l’azienda, valori universali, che prescindono dalla grappa in sé e per sé. Insegnamenti come quello di mettere impegno e passione in quello che fai, di non fermarti alle prime difficoltà, di credere veramente in qualcosa. A un certo punto diventa una missione di vita e ha anche un significato completamente diverso, quando l’azienda per cui lavori è anche l’azienda di famiglia.