Impossibile perdersi: il GPS, prezioso alleato dell’orientamento
Sicuramente il più potente alleato in termini di sicurezza sia personale, sia relativa alla custodia dei beni in nostro possesso: è il GPS, acronimo di Global Positioning System ovvero il rilevatore della posizione di un oggetto sulla superficie terrestre.
Il suo funzionamento è perfetta sintesi tra fisica, geologia, tecnologia, informatica, aeronautica, insomma: uno degli strumenti più multidisciplinari mai studiati al servizio dell’uomo e ormai da molti anni in commercio a costi accessibili impiantato sui navigatori e ormai anche su smartphone e tablet.
Un funzionamento complesso che tuttavia grazie alla tecnologia, come sempre più spesso accade, ha reso alla portata di tutti questo strumento che tramite un sistema continuo di rilevamento da parte di 24 satelliti che orbitano a 20 km ciascuno dalla terra e suddivisi in gruppi di 4 su 6 orbite circumpolari scandiscono i movimenti degli oggetti sui quali è impiantato il dispositivo GPS.
In ambito nautico, il GPS è obbligatorio solo per la navigazione oltre le 12 miglia, ma essendo uno strumento fondamentale è sicuramente adeguato averlo in ogni caso.
E’ però bene ricordare che, nonostante la sua efficienza, può avere guasti o interruzioni di funzionamento, pertanto è opportuno avere a bordo anche le carte nautiche indispensabili per il carteggio “manuale” per determinare autonomamente le posizioni in navigazione, perciò è buona norma riportare sul carteggio la posizione rilevata dal GPS ogni mezz’ora o un’ora, a seconda della velocità di crociera.
Considerato un vero e proprio computer di bordo al quale è possibile collegare numerosi ausili alla navigazione, come ad esempio l’autopilota, il GPS ha numerose funzioni, come monitorare il meteo o imbarcazioni vicine se si sono installati gli opportuni moduli.
Di base, il GPS consente di aggiornare continuamente la posizione dell’imbarcazione a motori fermi e verificare il target, ovvero la destinazione, permettendo lo studio dell’itinerario e l’elusione di eventuali motivi di collisione, e infine calcola il tempo per raggiungere la destinazione.
La qualità e la quantità della cartografia inserita all’interno del proprio dispositivo è strettamente legata alle modalità grafiche di visualizzazione, che possono essere di tre tipologie: 2D, 3D e satellitare.
Le mappe 2D riflettono la cartografia intesa in senso classico e sono esattamente le medesime mappature che troviamo sulle carte nautiche cartacee obbligatorie che fanno riferimento all’area di esplorazione. In 3 dimensioni, si potrebbero incontrare delle difficoltà di interpretazione e lettura dovute alla bassa qualità delle immagini, mentre sono comunque utili alle imbarcazioni di pesca poiché rapidamente “leggono” i fondali.
Le immagini satellitari, infine, ci vengono sicuramente in aiuto per verificare se l’area di escursione è effettivamente d’interesse paesaggistico, ma risultano poco pratiche ai fini della navigazione.
Ogni dispositivo che si rispetti deve dare 7 indicazioni fondamentali: posizione dell’imbarcazione, l’HDG cioè la direzione della prua in gradi, i mark ovvero i punti di interesse precedentemente segnalati, la rotta, le batimetriche ovvero le profondità marine, i servizi portuali e infine le aree o le varie possibilità di pericolo.
Dalla teoria delle relatività di Einstein al GPS, la strada segnata da questa tecnologia è stata lunga e a giudicare dagli enormi progressi fatti negli ultimi anni si prevede comunque ancora una lunga evoluzione.
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