Il design non si mostra, si vive: intervista all’architetto Lucio Micheletti
Nella sua carriera ha operato a lungo nel settore automotive. Esiste una contaminazione, un’influenza, tra quel mondo e lo yachting?
Il design è un campo ampio e la contaminazione per me è sempre stata un elemento di crescita progettuale. Le auto sono un ambiente abitativo ridotto all’essenziale e sono contraddistinte da un design pulito, disegnato intorno all’uomo. Un concetto che in un modo più ampio si ritrova anche nelle barche.
Nel settore dello yachting, i confini del design si assottigliano. Si fanno incursioni nel mondo dell’automotive, che a loro volta si incrociano con il panorama delle abitazioni, inteso come ambiente dove vivere, è una mescolanza di mondi.
E il risultato della fervida sperimentazione che questo comporta è che gli spazi diventano via via più puliti e confortevoli, e l’attenzione al dettaglio diviene la priorità, l’elemento che genera infine il benessere.
Il bel design non chiede, non si mostra, non invade: semplicemente si sente, si vive.
Un suo recente progetto, il PZ100.2, nato dalla collaborazione tra Persico Marine e Zagato, è effettivamente un punto di contatto tra automotive e yachting. Può dirci di più di questa imbarcazione?
PZ100.2 è una barca progettata e pensata per compiere un percorso nuovo e innovativo, puntando verso la sostenibilità ambientale. L’accelerazione impressa all’evoluzione dell’automobile, prima, e ora alla nautica, attraverso anche la digitalizzazione, sta modificando le forme e i contenuti. In questa ottica, anche il design cambierà di conseguenza, per adattarsi a nuove necessità.
Il motore elettrico su questa imbarcazione è stata una scelta progettuale precisa, presa già dalla fase iniziale: siamo consapevoli che il mondo che ci attende dipenderà anche dall’uso che vogliamo fare delle tecnologie.
Una barca vuole essere un insieme di oggetti preziosi da portare in viaggio, come fosse una collezione privata che vuole raccontare i pensieri dell’armatore, culture diverse, e lo fa utilizzando una fusione di linguaggi e sfruttando un design pulito e deciso.
Noi non amiamo il design che nasce con il solo obiettivo di far rumore: adoriamo ciò che scaturisce da una contaminazione legata all’equilibrio. Dopo che si disegnano i volumi, dopo che si cerca di dare proporzioni e forme, tutto va riportato in matematica e nella matematica la bellezza è ordine e proporzione, come fosse quasi un modo per controllarla e per contenerla.
Ma forse il bello come regola e misura semplice non basta. Per la nostra visione, il bello è armonioso, dal punto di vista della proporzione e della simmetria, ma è anche qualcosa che nel momento in cui viene vissuto regala una sensazione quasi indefinibile, dona benessere.
Alfa Romeo, NARDI, Girard-Perregaux, Solaris sono solo alcuni dei grandi marchi con cui ha collaborato. Quale progetto l’ha appassionata di più? Quale ha presentato maggiori difficoltà?
Come detto, nella parte iniziale della mia carriera mi sono rapportato al design più legato al mondo dell’automotive, portando avanti concetti molto complessi, in realtà in contrasto con la mia anima artistica.
La tecnologia inizialmente mi spaventava molto, tanto che all’interno della Micheletti + Partners avevo realizzato una divisione chiamata Micheletti Sperimentale. Era una sorta di recinto in cui mettere i progetti più audaci e monitorare il loro sviluppo per contenerne i costi. Quest’area ci ha regalato, alla fine, grandi soddisfazioni: tutto ciò che è stato pensato è stato poi anche realizzato. In questo settore diventa fondamentale giocare d’anticipo, azzardare, mettere a fuoco le cose prima che lo facciano gli altri e anche guardare a qualcosa che potrebbe accadere, ma che non necessariamente succederà veramente.
Personalmente ho fondato uno studio fluido, in cui gli ambienti sono totalmente connessi tra di loro, sia dal punto di vista pratico e visivo, sia dal puto di vista delle funzioni: libere, intercambiabili.
Noi tendiamo a guardare oltre l’orizzonte e a pensare in grande, il progetto più complesso sarà sempre il prossimo.