L’eco del mare – intervista a Sebastian Colnaghi
Ecosistema, ecosostenibilità, eco in lontananza. Tutti concetti che si legano in qualche modo al nome di Sebastian Colnaghi. Ricercatore, influencer, apneista, lo abbiamo intervistato perché ci raccontasse un po’ delle sue diverse vite.
Sebastian ha solo 21 anni, ma la sua giovane età non deve trarre in inganno: di esperienze ne ha già avute molte. Green Influencer e ricercatore, tra le altre cose, ha declinato la sua passione per il mare in due modi molto diversi: uno molto intimo, le immersioni, e l’altro al servizio di tutti, per ripulire le spiagge e salvaguardare il mare. Un amore, quello per la subacquea, che nasce quando è piccolo e che lo accompagna da sempre, senza mai abbandonarlo, neanche quando nel 2018 Sebastian si infortuna durante una discesa.
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Ti definiscono Green Influencer, sei ricercatore nell’ambito di anfibi e rettili e sei un subacqueo. Tutto questo a soli 21 anni. Ci racconti il tuo percorso? Come ti sei appassionato al mondo delle immersioni?
Sono un Green Influencer, o almeno così mi definiscono, e per me significa utilizzare i miei canali per mandare messaggi positivi, cercare di far appassionare le persone ai temi dell’ecologia e dell’ambiente, far capire loro che dobbiamo proteggere e difendere la terra, per noi e per le generazioni future. Fin da piccolo ho abitato a Fontane Bianche, vicino Siracusa, nella splendida Sicilia, e questo mi ha permesso di stare sempre a contatto con il mare. Già da bambino, infatti, mi immergevo con la maschera per andare alla scoperta dell’ecosistema marino. Nel 2015, poi, ho voluto approfondire questa passione e ho deciso di prendere due brevetti di apnea e uno di bombola.
Quindi fai le tue immersioni anche in apnea. Una disciplina affascinante, sicuramente, ma anche rischiosa. Vuoi parlarci di cosa ti è accaduto nel 2018?
Certamente. Premetto che io preferisco le immersioni in apnea a quelle con le bombole, perché immergermi in apnea è come fare un viaggio dentro me stesso: dimentico il mondo esterno e mi concentro solo su quello che provo mentre trattengo il respiro sott’acqua.
Nel 2018, con il mio amico Daniele, che è anche il mio compagno di immersioni, avevo deciso di spingermi oltre. In quel periodo avevo raggiunto il massimo di 20 metri, nell’Area Marina Protetta del Plemmirio, dove è posta, proprio a quella profondità, la statua in ricordo della scomparsa di Rossana Maiorca. Arrivando a toccare la scultura, però, mi sono reso conto che volevo arrivare oltre.
Quindi, io e Daniele siamo partiti dal punto del Geronimo del Plemmirio e siamo arrivati fin dove non vedevamo più il fondale. Dopo un paio di discese di prova ho deciso di scendere fino a 23 metri. A questa profondità, però, non sono riuscito più a compensare; tuttavia, vedevo chiaramente che mancavano più o meno 3 metri per raggiungere il fondo e ho fatto l’errore di proseguire. Arrivato sul fondale, il profondimetro segnava 25,8 metri, ma a quel punto ho sentito una botta nell’orecchio ed è cominciata ad entrare l’acqua nell’orecchio medio. In quel momento ero più che stordito e d’istinto ho iniziato la mia risalita, invece che in verticale, in obliquo.
Daniele ha capito che qualcosa non andava ed è sceso per recuperarmi, tirandomi su. Togliendomi la maschera, ha visto che stava uscendo del sangue dall’orecchio e abbiamo capito che avevo bucato il timpano destro.
Dopo aver vissuto questa esperienza, cosa consiglieresti a chi vuole approcciarsi al mondo dell’apnea oppure ha appena cominciato? Quali sono i rischi e quali preparazioni servono per evitare errori simili?
Direi che una delle regole fondamentali è immergersi sempre con un compagno esperto ed affidabile. Ovviamente, poi, è necessario seguire dei corsi specializzati tenuti da professionisti.
Dunque, quando si scende in mare sono fondamentali una buona preparazione e la conoscenza delle regole. Infine, molto importante, ricordate: se nei primi metri non riusciamo a compensare, risaliamo immediatamente perché le conseguenze potrebbero essere più che gravi.
Oltre alla tua esperienza da subacqueo, un’altra tematica molto importante legata al tuo nome è quella dell’ecosostenibilità, che hai particolarmente a cuore. Come nasce e cosa stai facendo al riguardo?
Fin da piccolo ho sempre avuto la consapevolezza che il nostro mare e la nostra terra sono completamente sommersi dai rifiuti, dalla plastica in particolare, ma non solo, e che questi ogni giorno contribuiscono a distruggere l’ecosistema marino. Ad esempio, tantissime tartarughe scambiano le buste di plastica per meduse, ingerendole, e troppo spesso ciò ne causa la morte. Personalmente, negli ultimi anni ne ho trovate davvero tante della specie Caretta Caretta sulle spiagge della Sicilia, purtroppo tutte morte a causa dell’ingestione dei rifiuti.
Così, da qualche anno ormai, nella mia città organizzo degli eventi, grazie anche ai miei canali social, durante i quali io e i partecipanti ripuliamo alcuni tratti di spiaggia dai rifiuti. Sono eventi all’insegna dell’ecosostenibilità e il mio obiettivo è farvi partecipare quante più persone possibili.
Ciò che mi rendeva più orgoglioso, all’inizio, era che tutta la plastica che riuscivamo a raccogliere non sarebbe più tornata in mare a danneggiare l’ecosistema marino. Questo mi ha fatto realizzare che non lo stavo facendo più per migliorare l’estetica delle spiagge, ma per non inquinare il mare.
Hai qualche progetto per il futuro già in cantiere di cui ci puoi parlare?
Sicuramente il progetto è quello di continuare a mandare messaggi positivi grazie ai social e, quindi, sensibilizzare la gente riguardo tutti i problemi che affliggono ancora la terra. Poi, concretamente, continuare ad organizzare le giornate ecologiche in tutta la Sicilia.
SEBASTIAN COLNAGHI
Instagram: @sebastiancolnaghi