Tour delle isole greche in barca a vela: consigli pratici
Navigare a vela tra le isole greche è ancora oggi una delle più belle esperienze che si possano vivere in mare ed è anche una vera e propria avventura marinaresca, specialmente se si parte in barca dall’Italia e si fa la traversata dallo Stretto di Messina a Cefalonia oppure fino a Creta. Sono oltre 200 miglia di mare aperto, durante le quali si arriva così lontani dalla costa che non si può più comunicare, in VHF, con le stazioni radio costiere, né tantomeno si può usare il meraviglioso telefonino.
Si può provare quindi quella particolare sensazione che chi gira per il mondo in barca a vela conosce molto bene, tanto da considerarla perfettamente «normale». Quando sei separato dalla costa anche solo da qualche centinaio di miglia e non puoi comunicare con la terra, ti senti lontano e separato dal resto del mondo, in un modo che non provi, vivendo a terra. Gran parte del fascino della navigazione d’altura deriva, secondo me, proprio dal sottile piacere che si sperimenta quando si sente quel brivido lungo la schiena, che ci sfiora impalpabile, perché realizziamo che dobbiamo contare esclusivamente sulle nostre forze, poiché non sappiamo se potremo ottenere, rapidamente, aiuti dall’esterno.
In situazioni del genere, se non cadiamo vittime della paura, ci ritroviamo in genere vigili ed attenti come non mai ed incominciamo ad agire in maniera molto più essenziale ed autentica, che è già di per sé un modo straordinariamente efficace, per godersi davvero quello che si fa ed è poi un atteggiamento verso la vita terribilmente prezioso, anche perché raro.
Sembrerebbe proprio che molti considerino più importante «far finta» che «essere veramente» ed ecco che incontriamo spesso falsi esperti, falsi amici, falsi marinai…
VERI MARINAI
Ma a centinaia di miglia dalla costa, senza poter comunicare con la terra, magari di notte e con il brutto tempo, è veramente difficile continuare a «far finta» di essere marinai. Di solito si è costretti, volenti o nolenti, a diventarlo davvero… Anche noleggiare una barca sul posto, senza skipper, e veleggiare spinti dal meltemi (sovente così forte o addirittura burrascoso) non è certo la cosa più facile del mondo ed è quindi un’ottima scuola per chi sogna o si prepara alle lunghe navigazioni intorno al mondo. Se poi uno è proprio ai primi passi, potrà sempre ingaggiare uno skipper e cominciare imparando da lui.
Insomma navigare a vela in Grecia, per qualche stagione, è un ottimo modo per prepararsi ad uscire dal Mediterraneo ed affrontare navigazioni più impegnative.
I VENTI DOMINANTI
D’estate il meltemi, vento stagionale collegato al monsone, soffia regolarmente fino a forza quattro/cinque, arrivando spesso a forza sette e raggiungendo qualche volta la forza di burrasca.
Il meltemi generalmente proviene da nordest nella parte settentrionale dell’Egeo, da nord in quella centrale e da nordovest in quella meridionale e nello Ionio (vedi cartina). Quindi dall’Italia è molto facile «volare» sulle ali di questo vento favorevole e ritrovarsi rapidamente a Creta o a Rodi, ma tenete presente che il ritorno sarà con tutta probabilità di bolina e contro un vento che supera spesso la capacità di risalita di barche di media grandezza (intorno ai dieci metri).
Infatti la Camper & Nicholson ha aperto una fiorente agenzia nel Mandracchio di Rodi che si occupa principalmente della custodia e della vendita delle imbarcazioni che skipper poco abili o previdenti hanno condotto fin lì, con il vento in poppa e non sono riusciti poi a riportare indietro, contro il vento e nei loro limiti di tempo.
BUON MERCATO PER L’USATO
A Rodi, non è raro veder tornare più volte delle barche che hanno combattuto lunghe ore di bolina, contro il meltemi, senza riuscire a guadagnare acqua sulla loro rotta.
Quindi ne consegue che Rodi è un posto dove si possono trovare delle buone occasioni, tra le barche a vela usate, anche se il mercato è molto piccolo. Se vi dovesse capitare di arrivare fino a Rodi e doveste avere difficoltà per il ritorno, sappiate che in genere il meltemi proviene più da ovest e rinforza parecchio, in prossimità di quell’isola; di solito basta allontanarsi di qualche decina di miglia dalla terra, per ritrovarsi ad affrontare un vento sensibilmente ridotto,che tende a ruotare più a nord.
Quindi tenete duro all’inizio!
NAVIGARE DI NOTTE
Ma soprattutto ricordatevi che il meltemi molto spesso cala al tramonto, per ricominciare a soffiare quando si alza il sole e quindi può essere molto consigliabile navigare di notte, a motore, per guadagnare cammino sulla rotta.
Questo espediente della navigazione notturna a motore, durante le calme di vento, è ovviamente da tenere sempre presente in Grecia, quando si incontrano difficoltà per risalire il vento.
AGENZIE DI NOLEGGIO
Le numerose agenzie ed organizzazioni che noleggiano barche in Grecia hanno quasi tutte la sede ad Atene, ma spesso possono consegnare e ritirare la barca anche in altri posti. Si può trovare sia la grande organizzazione famosa che opera in tutto il mondo che la coppia di inglesi che si è trasferita in Grecia e lavora con poche barche piccole e supplisce alla mancanza di grandi mezzi, con la passione e la simpatia (vedi specchietto con indirizzi vari).
L’ARRIVO A CEFALONIA
Se arrivate di notte ad Argostoli (Cefalonia) sappiate che il faro di Gerogombos (o Jerogombo) ha un periodo di 15 secondi, invece dei 10 segnati sulla carta, ed il faro sull’isola Vardiani, che dovrebbe avere una portata di 5 miglia, è visibile invece solo a meno di un miglio. Queste due circostanze possono causare qualche incertezza nell’identificare l’ingresso del Golfo di Argostoli. Comunque in Grecia capita che i fari abbiano una portata inferiore a quella indicata sulle carte: sembrano spesso meno luminosi di una luce di bicicletta!
IL LORAN IMPAZZITO
In Grecia non si può fare affidamento sul loran: in molte zone non funziona assolutamente e quando funziona, spesso non è esatto.
GLI ANCORAGGI
La Grecia è famosa anche per la scarsa tenuta di molti dei suoi ancoraggi. I peggiori sono sempre quelli con fondo di alghe, ma anche i fondi rocciosi sono talmente piani e lisci che non offrono una buona presa all’ancora e sono veramente insidiosi, perché spesso sono ricoperti da un sottile strato si sabbia che li fa apparire come fondi ottimi tenitori, ed invece tengono benissimo solo perché l’ancora ha fatto presa su un piccolo gradino di roccia, sotto la sabbia, ma mollano all’improvviso se il vento gira o se l’ancora perde quel precario appiglio e scivola sulla roccia piatta.
Abbiate quindi tanta catena a bordo e filatela tutta, se non siete proprio sicuri della tenuta del fondo.
IL MELTEMI
Comunque la «presenza» di gran lunga la più importante in qualsiasi crociera estiva in Grecia è senz’altro quella del «meltemi».
Questo regolare vento stagionale soffia da maggio a settembre e raggiunge la sua massima forza in agosto, quando arriva spesso alla forza di burrasca piena. Il meltemi è causato, come i monsoni e gli alisei, dagli spostamenti delle masse di aria dalle zone più fredde a quelle più calde del nostro pianeta, che vengono deviate, a causa della rotazione della terra, per l’effetto cosiddetto di Ferrel. In genere il meltemi comincia a soffiare al sorgere del sole e smette al tramonto, ma non è sempre così, specialmente quando è forte o burrascoso, allora soffia di solito ininterrottamente, per due o tre giorni. Di solito con questo vento, il cielo è sereno o quasi e la visibilità buona; eccezionalmente possono però verificarsi violenti temporali che riducono notevolmente la visibilità, ma che fortunatamente, in genere, non durano molto. Quando non tira vento, cosa peraltro già rara in Grecia, d’estate, qualche rarissima volta si può incontrare la nebbia, che è però particolarmente pericolosa in queste zone, per una barca non dotata di radar, visto l’intenso traffico di navi, traghetti e aliscafi.
LE PREVISIONI METEOROLOGICHE
Per le previsioni del tempo io consiglio sempre il televisorino portatile; si possono ricevere così le carte del tempo trasmesse dalle televisioni locali, che sono perfettamente comprensibili, anche se non si conosce la lingua. Il primo canale della televisione nazionale, il lunedì alle 17,30, dopo il telegiornale, manda in onda una previsione generale, valida per tutta la settimana, ovviamente da considerare solo indicativa. Tutti i giorni poi il primo canale nazionale trasmette due bollettini meteorologici, alle 20 ed alle 24, il secondo e terzo canale nazionali alle 21 ed alle 24 e le televisioni private alle 20,30 ed alle 24 (ore locali). Oltre alle onde corte, si possono ricevere bene anche le stazioni che trasmettono in onda media bollettini in greco ed inglese. È invece molte volte difficile l’ascolto dei bollettini diffusi in vhf alle 7-9-11-17-23 (ore locali); comunque sul canale sedici vengono sempre trasmessi degli avvisi speciali, in caso di burrasca.
IL BRUTTO TEMPO
Purtroppo però, spesso le burrasche arrivano prima di essere state annunciate; quindi ascoltate sempre i bollettini, ma non fateci mai troppo affidamento. Anche chi dispone dei più sofisticati apparecchi elettronici, per ricevere le previsioni del tempo, sa quanto la meteorologia sia ancora lontana dall’essere una scienza esatta, specialmente nel Mediterraneo. Quindi preparatevi bene, sia materialmente che spiritualmente, alla possibilità di incappare nel brutto tempo. Poche barche, che navigano da noi, sembrano capaci di affrontare tranquillamente un mare duro. Valga l’esempio della cappottina che protegge l’ingresso del boccaporto principale e che ripara dagli spruzzi chi sta nel pozzetto. Quante barche ce l’hanno? Una barca che può trovarsi ad affrontare una navigazione impegnativa, in particolare di bolina, «deve» avere una cappottina che protegga l’accesso principale in cabina, ed i membri dell’equipaggio che restano fuori.
LIFE-LINE E CINTURE
Nel n. 372 di Nautica, del mese di aprile ’93, ho dato le indicazioni necessarie per potersi costruire una semplice, economica e soprattutto efficiente cintura di sicurezza, insieme ad un solido life-line. Qualsiasi barca che voglia essere pronta alla navigazione con cattivo tempo «deve» avere il life- line e le cinture di sicurezza. Conto di preparare presto un articolo su come io vedo una barca a vela, adatta ad affrontare il cattivo tempo. Ma anche la barca più solida e meglio attrezzata può rischiare seriamente, se l’equipaggio non è all’altezza della situazione…
LA PAURA
Tutti ci vergogniamo, più o meno, di avere paura ed in mare, specialmente se si affrontano lunghe ed impegnative navigazioni, non è raro trovarsi in situazioni che possono spaventare davvero.
I guai hanno la deprecabile abitudine di arrivare tutti insieme, soprattutto in mare; per cui può capitare, come è successo anche a me, di trovarsi di notte con un tempo schifoso che ci costringe a scappare, a discrezione di mare e di vento, in fil di ruota, con la barca che fila come un cavallo impazzito. E mentre, sfiniti dal duro lavoro che abbiamo affrontato per lunghe ore, stiamo lottando per non cadere addormentati, perché ci avviciniamo ad una scogliera sottovento che dobbiamo «assolutamente» evitare, all’improvviso ci accorgiamo che la barca fa acqua… In quei momenti, o cadi in preda al panico o ti metti al lavoro senza pensare a niente e scopri, come per incanto, che il sonno incontrollabile che avevi poco prima è scomparso e ti ritrovi invece scattante e pieno di energia. Credo che nessuno possa prevedere come si comporterà in situazioni del genere. Mi sono capitati ed ho sentito raccontare tante storie di crolli, in circostanze simili, anche di persone che molte altre volte non avevano provato il minimo brivido di paura. Non siamo macchine e quindi siamo imprevedibili, anche per noi stessi.
I MIGLIORI ANTIDOTI
È evidente che il miglior antidoto contro la paura è l’esperienza.
Chi si trova per la prima volta ad affrontare il cattivo tempo in mare cade molto più facilmente preda del panico. Con il tempo e l’abitudine, situazioni che ci apparivano terrificanti divengono del tutto normali od addirittura banali. Avere accanto qualcuno che non ha paura aiuta molto a superare la propria. Quindi agli inizi è molto utile navigare con qualcuno più esperto di noi. Di solito cercare di controllare la propria paura è, a mio avviso, un tentativo disperato, destinato in genere al fallimento. Bisogna riuscire a non avere paura e quindi a non avere bisogno di controllarla.
Per la mia esperienza se la paura c’è è meglio ammetterlo. Solo con se stessi però e non con il resto dell’equipaggio, altrimenti si rischia di avviare una sorta di reazione a catena, che può sfociare in un disastroso panico collettivo. Se mi accorgo di avere paura, lo accetto, senza pretendere di essere il superuomo che non sono e di solito proprio questa accettazione rilassata fa sciogliere la paura come neve al sole: all’improvviso mi sento leggero e mi ritrovo a lavorare efficacemente. Se devo lottare contro la paura, invece, quasi tutte le mie energie sono impegnate in questa lotta e quindi lavoro molto male.
Ovviamente, se non si riesce a fare di meglio, a volte si può essere costretti a cercare di controllare la propria paura ed a sperare che funzioni. Ma mi sembra importante ricordarsi sempre che forse il vero superamento della paura è, paradossalmente, nella sua accettazione. E questo sistema dell’arrendersi alla realtà a me sembra che funzioni bene, anche in molti altri campi.
GLI SCHERZI DEL MARE
È risaputo che paura e divertimento, insieme all’eccitazione, fanno parte della stessa famiglia e per questo andiamo a vedere i film paurosi, amiamo l’avventura con i suoi rischi e facciamo scherzi terribili, anche alle persone che amiamo. Anche il mare ed i suoi abitanti si divertono a spaventare i marinai che, se poi tutto va bene, sono anche pronti a ridere, per lo spavento provato. Chi naviga a lungo ha sempre qualche raccontino divertente da raccontare.
Come quello della manta gigantesca che, di notte, salta fuori dall’acqua, vicinissima alla barca, come fosse un immenso fantasma nero, per ricadere poi di piatto, con uno schianto fragoroso e sollevando grandi spruzzi che inzuppano completamente il povero marinaio che stava sonnecchiando in pozzetto, che è balzato in piedi, terrorizzato alla vista di quello spettacolo spaventoso, e che resterà per un po’ di tempo a tremare come una foglia prima di poter riuscire finalmente a capire che cosa diavolo sia successo. Anche alcune grosse stelle cadenti con le loro spettacolari esplosioni che sembrano a volte fuochi artificiali, a volte bombe gigantesche e più spesso i soliti UFO, si divertono a spaventare i marinai che navigano lontano da tutte le terre.
Ma lo spavento più grosso me lo sono preso quella volta che…
Stavo risalendo il Mar Rosso da Port Sudan a Suez, avevo faticosamente rimontato il vento per un paio di giorni, prima di poter finalmente gettare l’ancora in un buon ridosso tra i reef; la scogliera corallina distava più di venti miglia dalla terraferma e quindi la bassa costa deserta era invisibile, nella foschia dell’orizzonte. Ero entrato tra le scogliere quando il sole era ancora alto, alle mie spalle, perché non ci si può avventurare tra i coralli se il sole non illumina bene il fondale. Appena ancorato, mi ero subito buttato in cuccetta e mi ero immediatamente addormentato; dopo due giorni di navigazione dura ero sfinito. Mi svegliai, dopo molte ore di sonno, che era notte fonda.
Il vento era calato, le onde si frangevano appena sul lato esterno della barriera corallina e la laguna che mi circondava era quasi perfettamente calma. Di notte, con l’acqua buia che non rivela i colori dei bassi fondali, quando si è ancorati in mezzo ai reef, lontani dalla terraferma, se la barriera corallina è tutta sommersa, come capita in genere in Mar Rosso, si ha la strana impressione, di essere ancorati in alto mare e si prova quindi facilmente quella particolare sensazione di isolamento e separazione che da quelle parti è molto frequente, anche perché le coste sono per lo più desertiche. La luna al primo quarto stava tramontando proiettando la sua scia luminosa sul mare calmo. Avevo una gran fame. Mi preparai quindi una buona minestra di riso con pesce e verdure secchi, un buon bicchiere di birra e mi sistemai fuori, seduto sulla tuga, per godermi meglio lo spettacolo di quella notte tropicale. I raggi di luna riflessi dal mare, di colore sempre più rossiccio come capita sovente quando la luna è bassa sull’orizzonte, raggiungevano la mia barca sulla fiancata e si stavano spostando sempre più verso prua. Mangiavo e bevevo di gusto assaporando anche la graditissima quiete di quella notte senza vento, dopo due giorni di navigazione di bolina. All’improvviso mi accorgo che i raggi di luna, sempre più rossi, illuminano a tratti qualche cosa, scura ed informe, che si sta arrampicando sulla catena dell’ancora!
Un brivido gelido mi scende lungo la schiena e mi attanaglia lo stomaco. La splendida notte esotica, si trasforma all’improvviso in un incubo orrendo, mentre tutte le storie di piovre e di mostri marini assortiti che ho letto da quando ero piccolo, riappaiono agghiaccianti nella mia mente. Cerco di calmarmi e mi dico che quello che vedo non può essere vero, mi starò di certo sbagliando, ma il riflesso della luna illumina sempre meglio questa «cosa» scura che con movimenti da ameba continua ad arrampicarsi sulla catena, lentamente ma inesorabilmente, e con un atteggiamento che mi appare «evidentemente» minaccioso. La notte, a volte, ha indubbiamente il potere di risvegliare i nostri fantasmi più spaventosi ed irrazionali. Stringendo i denti prendo la torcia elettrica ed il fucile subacqueo, lo carico e striscio cauto verso prua e finalmente illumino e riconosco il «mostro» che vuole salire a bordo. Una massa di alghe che ricopre la superficie del mare tutto intorno alla mia barca, è spinta dalla corrente del mare tra i reef sempre più su, per la catena dell’ancora… Sono scoppiato in una fragorosa risata, mentre la luna, il mare e la notte calma riprendevano, come per incanto, il loro aspetto gradevole e rassicurante.