La stagione dei cefalopodi
Con l’arrivo dell’autunno, si abbassa la temperatura dell’acqua. I cefalopodi, allora, si mettono in movimento per cacciare e rifocillarsi, prima della faticosa fase di riproduzione. È proprio questo il momento in cui inizia la stagione dei cefalopodi.
TANTI FATTORI… UN COMUNE DENOMINATORE
Entrando in un negozio di articoli da pesca, gli artificiali dedicati alla cattura dei “gommosi” sono ormai centinaia e riempiono gli scaffali con una miriade di varietà cromatiche, dai colori classici a quelli “natural”, per finire con le colorazioni glow o con l’ormai preziosissimo e semplicissimo nero.
Ma che differenza c’è tra le varie esche e come cambiano la pesca? Ciò che realmente varia sono le profondità, le zone di pesca e le prede insidiabili. Se da un lato possiamo catturare seppie e calamari con la stessa esca, dall’altro esistono montature specifiche per ciascuno di questi cefalopodi. Allo stesso modo, accanto ad un’unica tecnica per pescare entrambe le specie, esistono due tecniche diverse da utilizzare a seconda della preda. Entriamo quindi nel vivo per capire cosa comprare, dove andare alla ricerca e, soprattutto, quando pescare.
La stagione dei cefalopodi è arrivata. Vediamo i due tipi di montature e tecniche di pesca per seppie e calamari.
PESCA DELLE SEPPIE IN CORRENTE
È la tecnica più antica, quella che non ha riferimenti japan style.
I fusi di una volta (piombo a forma di pesciolino rivestito di seta colorata) sono stati ormai sostituiti dalle totanare con il piombo sotto la testa.
Le misure migliori variano dalla 3,5 alla 2,5, a seconda della stagione. Quanto alla tecnica di pesca, la lenza a mano è stata ormai abbandonata, in favore di canne paraboliche ultra sottili e sensibili, abbinate a mulinelli sia da casting che da spinning. In bobina, trecce super sottili per gestire zavorre minime in grado di farci avvertire anche la più flebile mangiata. Generalmente una sola totanara, montata su un minitrave “importato” dal surfcasting, la fa da padrone.
Dove cercare? Le seppie amano stazionare nelle praterie di posidonia, pertanto il loro habitat si estende dai 35 metri fino al sottocosta e agli anfratti portuali. È bene prestare particolare attenzione ai mesi di febbraio e marzo, quando questi meravigliosi e buonissimi alieni arrivano nell’immediato sottocosta per la riproduzione: in questo periodo è assolutamente vietato insidiarli, pena l’impoverimento dello spot.
PESCA DEI CALAMARI IN CORRENTE
La pesca dei calamari in corrente può essere effettuata con due diversi tipi di montature e, di conseguenza, due diversi tipi di artificiali.
Agli albori di questa tecnica, si pescava con 3 totanare generalmente distanti 30 cm l’una dall’altra, legate con un bracciolo di circa 10 cm. Le totanare, chiamate in giapponese “sutte“, misuravano circa 6/8 cm e venivano fatte scendere a fondo con una montatura simile al bolentino e lasciate in corrente.
La scuola giapponese ha poi lanciato il metodo detto del “tataki”, in base al quale 5 piccole totanare vengono legate senza bracciolo e con degli snap specifici direttamente sul trave; una volta calate e raggiunto il fondo, vengono animate freneticamente alternando attimi di stasi in cui generalmente i calamari le aggrediscono.
Entrambe le tecniche danno ottimi risultati, ma occorre fare parecchia attenzione alla tipologia di fondale per capire quale delle due utilizzare. Di solito il tataki è più produttivo sui fondali profondi (anche 60 metri) ed in mancanza di corrente, pescando sulla verticale; mentre il metodo tradizionale funziona bene in acque meno fonde (15-30 metri) e con correnti moderate, che fanno disporre a bandiera gli artificiali.
L’EGING MODERNO DALLA BARCA
Chiude la carrellata delle tecniche di pesca ai cefalopodi il più dinamico eging dalla barca. I pescatori da terra, infatti, ci hanno insegnato che esiste una variante dello spinning mirata alla cattura dei cefalopodi di ogni genere.
Ma quanto è complesso fare eging dalla barca?
Individuato lo spot, che non deve avere profondità superiori ai 10 metri, bisognerà munirsi di canne specifiche per questa tecnica (generalmente molto lunghe e con una buona riserva di potenza), mulinelli con treccia in bobina ultra sottile ed artificiali da poter lanciare, meglio se dotati degli appositi “caschetti” piombati.
Una volta lanciato l’artificiale, occorrerà attenderne pazientemente la discesa sul fondo e – dopo che il filo si sarà arrestato – bisognerà animare l’eging con lunghe frustate, fino ad attrarre l’atteso predatore. Polpi, calamari e seppie si fanno facilmente sedurre da artificiali animati correttamente, non facendo rimpiangere le tecniche in acque più profonde.
L’ESCA PER IL VIVO
Non si può terminare questa panoramica sulla stagione dei cefalopodi senza citare l’immancabile presenza a bordo di una vasca per il vivo: può essere un semplice bidone alimentato da una pompa di sentina oppure una moderna vasca dedicata. Con queste tecniche, infatti, è facile non ledere le esche che poi si potranno utilizzare per la traina con il vivo o per il bolentino con il vivo.
A questo scopo, sarà buona norma avere un guadino con le maglie di gomma, che ci permetterà di rovinare ancor meno il mantello dei nostri ospiti a bordo.