La traina difficile
Il concetto di traina con esca viva è ormai chiaro a tutti: esca viva, due ami, piombo guardiano ed un bel pesce da mettere a paiolo. Quando però ci si scontra con acque fredde, correnti forti, difficoltà nel reperimento del vivo e zone sconosciute, le certezze lasciano subito il posto ai dubbi ed a milioni di variabili. Spesso la scelta apparentemente giusta, si rivela quella meno azzeccata.
POSTO CHE VAI CORRENTE CHE TROVI…
Chi scrive si trova spesso, per lavoro, ad esplorare posti diversi con tecniche invece sempre identiche. Questo comporta che ogni volta che si decida di pescare bisogna, come prima cosa, valutare corrente e conformazione della secca, al fine di stabilire il miglior lato di approccio alla stessa per presentare l’esca nella situazione ideale a favorire l’attacco di un predatore.
Nella realtà dei fatti, generalmente, si toglie la marcia con la prua alla corrente, al fine di valutare (almeno in superficie) quanto sia intensa e come si dovrà cercare di trainare, se con il motore principale, magari con una o due ancore galleggianti, se con il motore ausiliario o ancora con il motore elettrico.
Ciò che infatti appare scontato, nella regola delle parti, diventa spesso al rovescio e se la corrente è troppo forte, il motore ausiliario può dover soffrire troppo per tenerci in manovra o peggio, se perdiamo la prua, farci finire l’esca sotto la barca.
Il motore elettrico invece, se da un lato vince come soluzione, può dall’altro dover sopportare uno sforzo esagerato con una conseguente riduzione della durata operativa. Peraltro non dovremo sottovalutare che, se la corrente di superficie è tanta, andare troppo lenti può essere controproducente e far sì che, anziché trainare, saremo fermi come nel bolentino.
Analizzate le prime variabili, possiamo affermare che, la scelta del motore elettrico se presente è vincente ma, in condizioni di corrente veramente forte, il motore principale può divenire la soluzione/valida alternativa.
… ED ESCHE CHE TROVI
Dovendo decidere invece con che esca pescare, indubbiamente la scelta ricadrà sui cefalopodi.
Se da un lato la non semplice reperibilità degli stessi scoraggia un po’, dall’atro ci troviamo di fronte ad un’esca universale che offre la possibilità di essere trainata anche a velocità bassissime. Il calamaro inoltre ci offre il vantaggio di poter essere trainato con successo anche a velocità sostenuta ed a mezz’acqua.
Nei mesi freddi la presenza sul territorio di seppie, calamari e polpi è pressappoco costante sul tutto il territorio. Consideriamo che anche da morte queste specie possono essere utilizzate e quindi il loro reperimento è praticamente totale.
Per ciò che concerne l’indice di gradimento è altissimo, per il discorso corrente invece, da morti piuttosto che da vivi, possono essere facilmente stabilizzati con piccoli accorgimenti (come ad esempio introdurre dei piccoli pallini spaccati tra amo trainante ed amo pescante), a differenza dei pesci vivi che in presenza di forte corrente divengono inutilizzabili poiché tendono a ruotare aggrovigliando anche il terminale.
L’AMICO: L’OCCHIO ELETTRONICO
Andando in “avanscoperta” l’ausilio di un’elettronica sofisticata, rende il gioco molto più semplice. Imparando infatti a leggere il proprio strumento, si riesce a capire in quale direzione affrontare la secca per veder sbucare i pesci.
Un dato da tenere sempre presente è il COG (Course Over Ground) ovvero l’orientamento reale dell’avanzare della barca (o gommone) rispetto al suolo.
La presenza infatti di forte corrente, fa sì che se pur la prua abbia un certo valore in gradi, nella realtà la barca avanza in “diagonale”. Osservando simultaneamente il valore del COG e soprattutto l’ecoscandaglio per notare movimenti di pesce foraggio al fondo, possiamo capire con certezza in che verso di traina le nostre esche saranno notate dai predatori in attesa.
IL SENSO DELL’ACQUA
Dopo aver calcolato tutte le variabili, aver sfruttato tutte le risorse a bordo, resta però il senso dell’acqua quello che deve prevalere.
Ma cosa è realmente il senso dell’acqua? Potremmo definirlo quell’innato istinto nel fare una cosa contro ogni ordinaria regola e, a volte, anche quella del buon senso.
Un esempio? In condizioni di pesce svogliato, nonostante siamo convinti di essere in pesca, cambiare un amo o semplicemente il peso della zavorra perché non ci convince.
Di recente mi è successo di avere un solo piombo molto pesante, di tenerlo da parte perché secondo me disturbava il pesce, ma un giorno con una corrente avversa che apparentemente faceva stare l’esca verticale sotto la barca con soli 350 gr. di piombo, inspiegabilmente mi sono convinto che non ero in pesca. L’uso di quel piombo da ben 750 gr. mi ha fatto guadagnare lo strike appena il piombo ha toccato terra.
Fortuna? Forse… senso dell’acqua? Più probabile. A volte fidarsi del consiglio di qualcuno che è sul posto di pesca da più tempo di noi, può essere risolutivo, ma al tempo stesso bisogna sperimentare.
PREDE E PESCATORI
Avere sotto controllo la situazione e iniziare a vedere il cimino che vibra sotto le sferzate dei pesci, non deve però farci perdere il rispetto per l’elemento mare e soprattutto per i pesci che abitano le secche o le praterie di posidonia.
Se esca ed attrezzatura a bordo non mancano, dobbiamo sempre tener presente che le risorse del mare non sono infinite. Una salvaguardia dello spot e delle specie devono essere sempre alla base delle nostre pescate. Specie poi in periodi di acqua fredda, in cui, gli sparidi ed i dentici in cima, tendono ad avere sempre l’estroflessione dello stomaco ad opera della vescica natatoria e non possono essere rilasciati una volta catturati.