Laminazione manuale: tecnologie di produzione, tra verità e falsi miti
Uno dei nostri lettori mi ha chiesto cosa penso della laminazione manuale. Da quando ho iniziato a lavorare in questo settore, ho sempre investito molte energie nell’implementazione e nell’ottimizzazione delle tecnologie di costruzione delle imbarcazioni basate sulla vuoto-tecnica. Per molti anni, dunque, sono stato uno dei principali autori e fautori dell’infusione, dell’RTM e di tutto quanto ruotasse intorno a tecnologie di produzione “a stampo chiuso”.
LA LAMINAZIONE MANUALE: PRO E CONTRO
È indubbio che la vuoto-tecnica offra diversi vantaggi, tra cui una maggiore sostenibilità grazie al contenimento delle emissioni nocive all’interno dell’ambiente di lavoro. Anche gli operatori che lavorano prevalentemente con questo tipo di tecniche, infatti, sono meno esposti ai VOC (componenti organici volatili), che vengono liberati nell’aria durante i processi artigianali come la laminazione manuale.
Per molti anni, sono stati evidenziati i benefici delle “nuove tecnologie di stampaggio”, molto spesso sottacendo quelli che erano gli inevitabili svantaggi, e che rappresentavano l’altro lato della medaglia. In questo modo, gli articoli tecnici o le pubblicazioni del mainstream mettevano in luce gli innumerevoli vantaggi delle tecniche sottovuoto, sottolineando gli svantaggi di quelle manuali.
Addirittura, per anni, a molti cantieri è stata paventata l’ipotesi di una chiusura dei reparti per il mancato adeguamento alle tecnologie di costruzione a stampo chiuso, sulla scorta di qualche direttiva regionale, statale o comunitaria. Io stesso, per contrastare l’ostracismo verso l’infusione, molto comune negli anni 2000, ho inizialmente evitato di sottolinearne alcuni aspetti negativi.
Tuttavia, l’onestà intellettuale e la competenza non devono creare “falsi miti”, né in un senso né in un altro: la preparazione profonda nell’ambito delle tecnologie di costruzione può solo chiarire, con obiettività, i punti di forza e di debolezza delle varie tecnologie di stampaggio, facendole coesistere per garantire alle aziende il miglior risultato possibile al minor costo. Non esistono tecnologie capaci di risolvere da sole la totalità dei problemi di un cantiere nautico.
Sulla scorta della mia esperienza, l’atteggiamento migliore è, pertanto, quello di cercare di far coesistere le varie tecniche di stampaggio, ricavandone il massimo, caso per caso.
Con questo articolo, andando apparentemente controcorrente, vorrei evidenziare quanto nell’industria nautica siano ancora importanti le tecniche di stampaggio artigianale, come la laminazione manuale. Tuttavia, se è vero che al giorno d’oggi è difficile reperire manodopera specializzata nell’ambito delle tecnologie sottovuoto, è ancor più complicato trovare artigiani della vetroresina che sappiano lavorare a regola d’arte.
PRO: LA LAMINAZIONE MANUALE È UNA RISORSA
Un cantiere nautico che disponga di buoni laminatori manuali ha una vera e propria ricchezza tecnica e produttiva: basti pensare che un laminatore esperto, in molti casi, può anche fornire interessanti feedback a ingegneri e progettisti. A seconda della propria sensibilità, che affonda le radici in anni di esperienza lavorativa, il buon laminatore riesce a creare – con la sapienza di un vero artigiano – un manufatto esente da difetti e che riduce le operazioni successive di carrozzeria.
PRO: POLIMERIZZA SENZA SHOCK
Nella laminazione manuale, gli strati vengono depositati gradualmente sulla superficie dello stampo e polimerizzano (induriscono) giorno dopo giorno. Questo processo di polimerizzazione graduale, se da un lato si ripercuote negativamente sull’ambiente, poiché la dispersione dei volatili è costante durante tutto il processo, dall’altro consente al manufatto di polimerizzare senza shock, invece come avviene nelle infusioni.
In questo modo, un buon laminato manuale, spesso e volentieri, non esibisce i ritiri che si palesano durante i processi che presuppongono una catalisi in massa.
CONTRO: ATTENZIONE AI PESI!
D’altro canto è anche vero che il laminato manuale è più ricco di resina rispetto a quello infuso: in generale, infatti, il contenuto di resina in un manufatto artigianale è il doppio di quello infuso. Questo può tradursi in un maggiore peso della scocca e, pertanto, in prestazioni inferiori. Il peso del manufatto manuale, poi, varierà molto in funzione del livello di specializzazione degli artigiani resinatori; ciò non avviene, invece, nelle tecnologie di stampaggio a stampo chiuso, in cui l’impregnazione delle fibre è funzione del vuoto. Ne consegue, quindi, che la laminazione manuale, a differenza di un’infusione o di un RTM, dipende moltissimo dalla specializzazione degli operatori.
Per ritornare al discorso dei ritiri – che sono un fenomeno terribile per i cantieri perché richiedono esborsi economici, che possono anche diventare molto impattanti sull’economia della produzione – anche la catalisi (sempre che non sia governata dalle macchine) richiede un elevato grado di specializzazione. Operatori poco formati o con esperienza insufficiente possono provocare deformazioni ai laminati anche se la polimerizzazione è graduale, perché, ad esempio, potrebbero aumentare inconsapevolmente la percentuale di catalizzatore, o, peggio ancora, potrebbero produrre laminati sotto-induriti, a causa del catalizzatore estremamente basso. La catalisi in cantiere, inutile nasconderlo, non viene quasi mai eseguita con bilance di precisione. Lo strumento più utilizzato nei cantieri nautici, infatti, è il dosimetro volumetrico (una sorta di bottiglietta tarata), e l’operatore sceglierà come catalizzare la resina basandosi solo sulla propria esperienza, valutando una serie di parametri come la temperatura esterna, il grado di difficoltà del pezzo e l’area da ricoprire. Tutto considerato, quindi, è fondamentale avere operatori di laminazione ben preparati per ottenere buoni risultati.
PRO: L’ARTIGIANALITÀ
Un laminatore competente, inoltre, non è facilmente sostituibile con la tecnologia, soprattutto quando si tratta di operazioni “custom” che richiedono azioni di taglio della vetroresina, di modifica e di saldatura successiva. Ciò avviene soprattutto quando si lavora a imbarcazioni di dimensioni importanti: tanto più la barca è imponente, tanto maggiori saranno le operazioni di customizzazione che verranno eseguite a bordo, e per molte il laminatore è una figura fondamentale. Ad esempio, le paratie vengono, generalmente, saldate chimicamente con fibra di vetro e resina vinilestere, e questa attività non può essere effettuata con l’ausilio di tubi e sacchi, anche perché spesso gli spazi sono angusti e l’operatore può svolgere il suo lavoro munito solamente della propria capacità, di pazienza e maestria.
PRO: RIFIUTI CONTENUTI
Un altro aspetto che non mi dispiace della laminazione manuale è la bassa produzione di rifiuti legati allo stampaggio. Nelle tecnologie sottovuoto, difatti, si genera una serie di rifiuti da smaltire che in taluni casi può diventare anche molto impattante sia a livello ambientale che a livello economico. I rifiuti in questione sono tubi, raccordi, reti di distribuzione e quanto necessario per l’ottimale scorrimento della resina sottovuoto.
Nelle fotografia in alto, a titolo di esempio, sono riportate le immagini dei rifiuti da smaltire prodotti a seguito dell’infusione di uno scafo da 80 piedi.
A ogni modo, e a parere personale, la nautica continuerà a servirsi per molti anni ancora di tutte le tecnologie oggi implementate. Con la dovuta formazione professionale, infatti, ogni tecnica può contribuire alla buona riuscita di un’imbarcazione costruita a regola d’arte.