Leccia d’estate
Gli ultimi scrosci di pioggia stanno per lasciare il posto al caldo sole estivo, nel sottocosta inizia il fermento dei piccoli predatori della traina costiera, proviamo ad insidiare un loro antagonista, la Leccia.
STRASCICO DI STAGIONE
La primavera è ormai volata via e con essa le ultime correnti fredde e qualche pioggia. L’acqua in superficie inizia ad avere una temperatura mite, ma con l’apporto di ossigeno dei rovesci piovosi, le carte si mescolano e qualche breve corrente d’acqua fresca e dolce crea l’effetto “ghiaccio”, facendo avvicinare il più grosso predatore eurialino, la Leccia Amia. Dotata di una possente coda e di un corpo snello e piatto, questo splendido predone del sottocosta ama cacciare a ridosso delle foci dei fiumi o proprio tra le correnti d’acqua dolce in mare, non a caso è facile, quindi, insidiarla in ottobre ed alla fine di maggio.
L’AZIONE DI PESCA
Parlando di predatore, parliamo ovviamente di traina con il vivo. Il miglior modo per insidiare la leccia è quello di armare due canne da traina, in classe 8-12 lbs, per la pesca in superficie e nella mezz’acqua. Fileremo, infatti, le canne con terminali lunghi, da 18 e 25 mt, a due altezze diversa, quella “fonda” con un piombo da 100 gr. Andrà con il terminale corto a pescare sui 15 mt d’acqua, mentre quella in “superficie” andrà con un piombo da 50 gr. a 30 mt dalla barca.
Saranno fondamentali i portacanne divergenti ai quali non andrà data un’inclinazione troppo vicina alla superficie, in questo modo l’esca salirà e scenderà anche di parecchi metri in funzione della velocità di traina, attirando così anche il più smaliziato dei predatori. Nel nostro mulinello rotante caricheremo 200 mt di trecciato da 30lbs, per il terminale andrà bene un buon nylon dello 0.50 abbinato ad uno spezzone di fluorcarbon con due ami taglia 2/0 e 5/0. Orari migliori risultano essere le prime ore del mattino ed il tramonto, istanti nei quali la Leccia, con la sua livrea scura, riesce a mimetizzarsi al meglio.
ESCHE
In una stagione dove ormai seppie e calamari sono una rarità, sarà opportuno dedicarsi alla ricerca di esche di movimento, come sugarelli, sgombri ed occhiate che con le loro vibrazioni, sapranno sedurre la leccia facendole scattare l’istinto predatorio. Molti amano utilizzare il cefalo vivo, ma c’è da tenere presente che pescare la leccia in foce è nettamente diverso dal cercarla in mare aperto, dove lo stock di cefali è quasi completamente assente e soprattutto è impresa ardua catturare cefali vivi se non con tecniche mirate a questo scopo. L’innesco può avvenire con un piccolo amo per il naso oppure utilizzando i moderni ami dotati di Bait Clip, regola fondamentale è non inficiare la mobilità del nostro pesce esca!
di Andrea Iacovizzi