Loligo Vulgaris superstar
Sciarpa, cappello, guanti, giubbino invernale e soprattutto tanta resistenza al freddo: queste sono le regole per chi vuole affrontare una sessione di pesca dedicata a lui, il principe delle esche, il calamaro ovvero Loligo Vulgaris.
Sicuramente tra i cefalopodi, gli oscuri “alieni” abitanti del mare, il calamaro è quello avvolto dal maggior velo di mistero e segretezza.
Un animale affascinante e prezioso un po’ per le sue carni pregiate che lo rendono vittima di tutte le tipologie di pesca professionale; un po’ perché tra gli sportivi, chi impara a pescarlo, difficilmente condivide zone, orari e tecnica; e un po’ per i suoi cromatofori, i pigmenti che ne rivestono il mantello e che gli danno la possibilità di brillare o di diventare rosso/violaceo quando è in fuga da qualche predatore.
L’INVERNO, LA STAGIONE DEL CALAMARO
Dal titolo si evince che le probabilità di pescare i calamari sono maggiori nella stagione invernale, ma questa non è una vera e propria regola. I calamari, avendo una scarsa termoregolazione, prediligono le acque fredde per vivere e riprodursi, ma non possono sostare a profondità elevate (difficile trovarli dopo i 70 metri) e hanno bisogno di pesce azzurro, essenziale alla loro nutrizione.
Intrecciando questi parametri in molte zone d’Italia è possibile pescarli nel sottocosta solo in inverno; mentre nelle isole, dove sono presenti correnti d’acqua molto fredde, è possibile catturarli tutto l’anno, semplicemente conoscendo la temperatura dell’acqua.
Generalmente, quando l’acqua in superficie scende al di sotto dei 16°, i calamari accostano sulle praterie di posidonia inseguendo i banchi di sugarelli e sgombri a partire dai 30 metri di profondità per giungere all’imbrunire anche ai 12 – e perché no 9 – metri di profondità.
Trovata la condizione e lo spot ideale, vediamo come catturare questo misterioso Loligo Vulgaris.
PADRONANZA DELL’ELETTRONICA
L’occhio elettronico è di grande aiuto in questa tecnica di pesca. Iniziamo con il dire che con l’avvento della tecnologia CHIRP vedere i calamari sull’eco è una realtà possibile anche con strumenti economici.
In acque basse, infatti, la frequenza per individuare con certezza questi cefalopodi è tale che l’avvento delle moderne tecnologie ha reso possibile visualizzare gli eco di ritorno del calamaro.
Senza dilungarci in complesse spiegazioni di elettronica, è meglio analizzare cosa serve per pescare in zona calamari.
Innanzitutto va fatta un’attenta analisi della temperatura dell’acqua e soprattutto della presenza di eventuali termoclini. Attorno ad essi infatti, essendo l’acqua più fredda, i calamari si stabilizzeranno in branchi perché sono esseri assolutamente gregari.
Andando poi alla ricerca della zona perfetta, eviteremo gli scogli al fondo, prediligendo posidonia e fango. Ciò che realmente andrà cercato però, sono i banchi di pesce foraggio a mezz’acqua.
La presenza di pesce azzurro infatti ci garantirà di essere assolutamente in pesca, convincendoci a rimanere anche se gli agguati non si faranno inizialmente sentire.
LIGHT MA NON TROPPO
Possiamo iniziare a parlare di montature da calamari facendo una prima distinzione tra tataki e totanare classiche. Queste ultime sono state per anni il sostituto naturale del classico “spillone” con su le sardine (oggi ancora in uso per la pesca dei totani) o delle famose “gabbiette“.
Pescando con totanare classiche a “lama di coltello” andremo a realizzare un terminale simile a quello da bolentino ma con travi meno generosi. Avremo un 0.27 al trave e 0.23 ai braccioli che saranno di fluorcarbon.
I braccioli lunghi almeno 10 cm saranno distanti 20 cm l’uno dall’altro con un numero massimo di 3. Le totanare saranno legate direttamente al bracciolo o meglio ancora con uno sgancio da spinning leggero (per poterne cambiare il colore). Questa montatura con un piombo da 70gr/100gr. andrà calata al fondo e di tanto in tanto sollevata delicatamente.
Discorso diverso, invece, per il tataki dove, con una serie di nodi dropper loop nei quali inseriremo degli snap appositi, andremo a realizzare delle asole di circa 5 cm direttamente dalla lenza madre dello 0.22 fluorcarbon.
Potremo montare fino a 5 tataki ma è meglio se lo facciamo con i colori scuri a fondo vicino al piombo, che andremo ad animare con energiche frustate per poi lasciare la lenza in sospensione nell’attesa di uno strike.
I calamari amano colorazioni accese durante il giorno e colori scuri all’imbrunire, ma la presenza di luna o ancor meglio di luna piena, rende molto valide le totanare o i tataki GLOW.
LA GESTIONE DEL COMBATTIMENTO CON IL LOLIGO VULGARIS
Una volta allamato il calamaro, sarà facilissimo capire che si tratta del nostro ambito cefalopode per via delle ripetute “soffiate” con le quali cercherà di fuggire.
Generalmente non conviene ferrare energicamente, poiché l’attacco avviene attraverso i tentacoli lunghi e retraibili. I tentacoli vengono utilizzati proprio per nutrirsi ma rappresentano il punto più delicato del Loligo Vulgaris.
Il recupero della preda dovrà essere lento e costante, senza strattoni una canna adeguata ci faciliterà il compito ammortizzando le testate.
Generalmente con la tecnica del tataki si possono avere catture multiple, a tutto vantaggio dell’azione di pesca che a volte può essere fruttuosa solo pochi minuti durante i cambi di luce o al passaggio di banchi di pesce in mangianza.
Un guadino in gomma ci consentirà di perdere poche prede e di rimetterci subito in pesca.
Una nota di merito in questa pesca va a gommoni e motori elettrici che sono il binomio giusto per pescare anche in giornate ventose o in presenza di forte corrente.