Mamma & Marinaia, l’intervista a Sara Rossini
Shibumi: è questo il nome della barca a vela dove Sara Rossini vive con suo marito, i loro tre figli e una cagnolona. L’avevamo intervistata un anno fa, quando ci aveva raccontato una storia di coraggio e nuove opportunità. Nel frattempo, ha deciso di condividere la sua esperienza e scrivere un libro. Per noi, l’uscita di “Mamma & Marinaia” è stata l’occasione perfetta per tornare a chiacchierare con lei e scoprire cosa c’è di nuovo sotto il sole di Lanzarote.
Sara Rossini e Stefano Barberis si incontrano a bordo di una barca a vela, durante una vacanza in Grecia: lui navigatore da diversi anni, lei alla prima esperienza. L’ambientazione è perfetta per potersi conoscere a fondo, lontano dalle sovrastrutture della terraferma, e, infatti, da quella prima volta Sara e Stefano non si lasciano più. Sono passati più di vent’anni da quella vacanza in Grecia, e nel frattempo si sono aggiunti tre figli e una cagnolona, ma non solo: in famiglia c’è anche Shibumi, la barca a vela.
Sì, perché la storia di questa famiglia è una storia speciale: dimostra come tutto possa cambiare, se si vuole, e come basti un pizzico di coraggio e tanto spirito di avventura per vivere quella vita che si ha paura di inseguire. Il sogno di Sara Rossini e Stefano Barberis, infatti, è vivere in barca a vela. Dunque, il piano sarebbe continuare a condurre la canonica vita di una famiglia in città, attendere la pensione e poi finalmente realizzare quel desiderio.
Ma chi l’ha detto che debba andare così? E in risposta a questa domanda, con anni di pianificazione e molti sacrifici, Sara, Stefano, i tre bimbi e l’amica a quattro zampe salgono a bordo di Shibumi, un ketch Mikado 56, per fare il giro del mondo.
C’è un solo problema: è il 2020 e il mondo chiude i battenti. Shibumi e il suo equipaggio rimangono bloccati alle Baleari per otto lunghi mesi. Nessun problema, però: a casa Barberis il piano B non è un ripiego, ma un’opportunità. Dopo quattro anni vissuti in barca, tra ricerche e avventure, Sara Rossini ha capito che il suo è un bagaglio di conoscenze ed esperienze che vale la pena condividere, sia con chi ha bisogno di un consiglio di navigazione, sia con chi cerca una pacca sulla spalla o una spinta per cambiare la propria vita, ma anche con chi vuole conoscere la loro storia da un punto di vista privilegiato.
Con questi intenti nasce “Mamma & Marinaia”, un libro che, come dice lei, ha scritto con gli occhi della marinaia e il cuore di una mamma.
Lo scorso anno, ci hai raccontato cosa ha spinto una normale famiglia di città, con lavoro e casa, ad abbandonare tutto e lasciare gli ormeggi, come si vive in barca con tre figli – e un cane – e quali sono i progetti dello ShibumiLab. Cos’è successo dall’ultima intervista?
Siamo sempre a Lanzarote: i ragazzi hanno iniziato la scuola qui e, con l’ingresso nell’adolescenza, hanno bisogno di punti fermi. Viviamo sempre in barca, quindi, anche se siamo fermi a Lanzarote, ogni settimana abbiamo vicini di casa differenti, possiamo conoscere tantissime persone con esperienze di vita diverse e instaurare rapporti profondi con qualcuno che, alla fine, vive un po’ la nostra stessa vita.
È bellissimo quando ci vengono a trovare a bordo gli amici dei nostri figli. Sono veramente incuriositi da questa vita, da una parte uguale alla loro, dall’altra totalmente diversa: in fin dei conti, abbiamo a bordo tutto quello che si trova anche in una casa normale, solo in dimensioni ridotte. E poi sono molto sorpresi quando scoprono che viviamo in modo sostenibile: gli spieghiamo che beviamo l’acqua del mare e che utilizziamo l’energia del sole per far funzionare tutto come in una casa normale, dal caricare la console di gioco o il telefono, al far andare la lavatrice.
Mio marito, invece, continua a fare il pendolare Lanzarote-Milano, Milano-Lanzarote, anche se adesso il piano è proseguire il viaggio per il mondo a tappe, come nei lunghi viaggi in barca: si parte, si sta fermi due/tre anni in un posto e poi si riparte verso nuove mete. Troveremo una sistemazione a Lanzarote che sarà il nostro punto fisso, in modo che sia comodo per mio marito per il lavoro – per quanto possa essere comodo fare il pendolare oceanico – e per i ragazzi, che hanno la loro vita. Porteremo la barca a Capo Verde, saremo in viaggio un mese o un mese e mezzo, e poi torneremo in aereo a Lanzarote. Durante le vacanze successive, porteremo la barca da Capo Verde in Brasile, più o meno, ancora non sappiamo precisamente dove, ma sicuramente faremo la traversata atlantica.
È tutto in divenire: se, una volta fatta la traversata, troveremo un altro posto in cui ci staremo bene, potrebbe anche accadere che la nostra vita si sposterà lì. Non abbiamo certezze sul futuro, e questo ci stimola molto, invece di metterci ansia. Siamo curiosi di sapere cosa ci riserva il domani.
Hai scritto un libro, “Mamma & Marinaia”. Com’è nata l’idea e di cosa parla?
L’idea del libro c’è sempre stata: quando scrivevo i post sui social o gli articoli per il blog, mi chiedevano sempre quando ne avrei scritto uno. Io, però, credo che un libro si scriva quando si raggiunge una certa maturità e quando si hanno veramente dei contenuti da condividere, e io il primo anno non avevo molto da raccontare. Adesso, a distanza di quattro anni, ho raccolto tante idee. Dato che, però, a me non piacciono le cose semplici, ho scritto il libro in modo che sia un intreccio di sezioni differenti.
All’interno c’è la nostra storia dal 2011 al 2020, quando abbiamo mollato gli ormeggi, poi ogni capitolo tratta tematiche chiave per chi vuole navigare in barca, soprattutto con i bambini, raccontando anche le nostre avventure. Per esempio, nel capitolo sulla sicurezza, descrivo l’episodio in cui ci stavamo “cappottando” – come dicono i miei figli – con la barca. Poi c’è anche un punto di vista, che spero sia fonte d’ispirazione: parlo del nostro cambio di vita e delle ragioni che ci hanno portato a prendere questa decisione.
Ho inserito anche 133 foto che documentano tutto, e ho creato un codice QR da scansionare per scaricare la check-list su come preparare la valigia di bordo, con i miei consigli.
Strutturalmente, ogni capitolo inizia con un itinerario – pensato per chi vuole viaggiare in barca con i bambini, oppure per chi cerca una vacanza tranquilla, senza condizioni di navigazione troppo impegnative – e finisce con una sezione del capitano, un punto di vista più autorevole e professionale sull’argomento appena toccato.
Mi piace descriverlo come un libro da cui il lettore può prendere ciò che vuole, quello che serve: una famiglia che sta per affrontare un viaggio in barca con i bambini ricaverà consigli utili; una coppia che cerca l’ispirazione per cambiare vita la troverà; se, ancora, si è semplicemente curiosi di sapere come si vive a bordo, ci sono moltissimi racconti e avventure. Quindi, ognuno può leggere il libro e decidere cosa portare a casa. Il mio è un libro scritto con gli occhi da marinaia e il cuore di mamma.
I vostri bambini stanno crescendo e non sono più tanto bambini. Sono cambiate le sfide?
Io e mio marito navighiamo da 20 anni, di cui 16 con bambini a bordo. Ovviamente bisogna adeguarsi, sempre: con un neonato, devi viaggiare in certe condizioni e seguire i suoi ritmi; poi, da bambino le esigenze cambiano e con i figli adolescenti diventano altre ancora. Adesso, partire per non scendere più dalla barca o partire in continuazione, secondo noi, sarebbe più un danno che un arricchimento per i nostri figli.
Negli ultimi tre anni, l’arricchimento c’è stato: era una privazione compensata da tante novità. Ora sarebbe solo un’ingiustizia. Io e mio marito diciamo sempre che finché vedremo la serenità negli occhi dei nostri figli sapremo che questa è la strada giusta, e per il momento è così.
Nel frattempo, proseguono anche i progetti che avete con Shibumi.
Sì, certo. L’ultimo progetto salito a bordo è quello con il CNR – ISMAR, l’istituto di Scienze Marine e con l’INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Siamo parte del progetto SEACleaner che è un progetto di Citizen Science: partecipiamo alla raccolta di pellet in Oceano, microplastiche che assorbono tutti gli agenti inquinanti, e mandiamo i nostri campioni in Italia, dove vengono analizzati nei laboratori. Nel frattempo, continuiamo anche con i nostri interventi di divulgazione nelle scuole.
Invece, cosa prevede il futuro?
Noi, come sai, non siamo una famiglia sedentaria; quindi a luglio abbiamo comprato in Italia un van vecchio di trent’anni. Con questo mezzo abbiamo portato il materiale per la barca a Lanzarote facendo Francia, Spagna e Portogallo. Il progetto è girare nei ritagli di tempo le Canarie via terra, perché via mare le abbiamo già viste. Inizieremo anche a ospitare gente a bordo per fare un avvicinamento alla barca e capire se una vacanza su un imbarcazione può essere per loro un’esperienza positiva. Insomma, ci sarà da divertirsi e imparare.
SHIBUMI
Instagram: @sailing_shibumi