Operazione calamari
Una volta i nostri nonni cercavano questa preda pescando con lenza a mano a piombatura frazionata in una sorta di lento scarroccio con motore acceso. Si creava una lenza che finiva con il classico gamberone da 3.5 il quale era preceduto da una serie di piombi, dal più leggero al più pesante, che riuscivano a far affondare l’esca e farla lavorare nei pressi del fondo.
Veniva distesa in acqua con motore al minimo dopodiché, con marcia in folle, veniva lentamente recuperata per qualche metro con strattoni decisi ma nello stesso tempo delicati per evitare che il calamaro allamato al cestello di aghi potesse strapparsi da esso. Oggi, oltre a questa tecnica ormai fatta dai pochi rimasti, altre tecnologie hanno preso il sopravvento dando al pescatore un ventaglio di scelta su cui optare quasi infinito.
A TRAINA CON AFFONDATORE IDRODINAMICO
Pescare i calamari a traina lenta utilizzando l’affondatore idrodinamico è diventata quasi un’arte in alcune regioni d’Italia.
Si procede ad andatura lenta, circa 1.7 – 2 nodi calando in mare anche tre lenze in simultanea; è una tecnica che si può fare sia con lenza a mano che con canna e mulinello. Per entrambe le scelte utilizzeremo le stesse attrezzature usate per la piccola traina costiera e cambieremo soltanto l’esca. Un gamberone da 3.5 di colore arancione e rosa e un pesciolino provvisto di doppio cestello di aghi e paletta ci permetteranno di scandagliare più fasce d’acqua nella stessa passata utilizzando due attrezzature pescanti. Questo è possibile grazie al diverso peso e forma delle due esche che permetteranno di pescare rasenti il fondo e a mezz’acqua per scovare e catturare anche il calamaro più sospettoso.
Non solo l’esca avrà un ruolo decisivo, bensì l’affondatore dovrà essere tarato in base alla profondità dello spot di pesca e sarà preceduto da un piccolo strobo che servirà, in notturna, a farci accorgere della cattura avvenuta quando vedremo il bagliore in superficie. Se volete, potete aggiungere un secondo strobo, di colore bianco o rosso, 1 metro prima dell’esca per renderla ancora più visibile e catturante.
TATAKI FISHING
Questa tecnica ormai in voga da alcuni anni e presa in prestito dagli amici nipponici è una particolare strategia che promette di catturare i calamari anche in pieno giorno. Ed effettivamente funziona! Si tratta di un finale in fluorcarbon intervallato da piccole esche rigide, ricoperte di seta o siliconiche corredate di cestello di aghi finale. In fondo alla lenza si può collegare un piombo di grammatura compresa tra gli 80 e i 150 grammi oppure, come fanno in molti, collegare una totanara piombata.
Si collega il tutto alla lenza madre della canna (da scegliere in un modello specifico per tale tecnica) e si cala il tutto sul fondo. Si recupererà lentamente procedendo con lunghe e lente jerkate alternate a saltellamenti del cimino e piccole soste. Molto spesso è proprio nel momento in cui si ferma la lenza che il calamaro sferrerà il suo attacco.
Per questa tecnica, in pieno giorno scegliamo fondali più importanti, compresi tra i 25 e i 70 metri, mentre al calar del sole avviciniamoci su fondali sabbiosi o con prateria di posidonia compresi tra 10 e 25 metri. Utilizziamo come detto canne specifiche da tataki fishing abbinate a mulinelli a bobina fissa o rotante riempito con trecciato da 10 libbre ed eventuale shock leader in fluorcarbon dello 0,30.
Altra tecnica ripresa dagli anni passati, che era proposta con totanare in piombo ricoperte di seta, ora presenta importanti novità in termini di metodo.
Si tratta di una lenza in nylon spesso, 0,60 – 0,70, con un finale di circa tre braccia dello 0,30. Da qui colleghiamo tre gamberoni legati a bandiera e in fondo leghiamo una totanara piombata luminosa (molto catturanti i modelli con luce multicolor a led) o scegliamo un modello, sempre piombato, con gabbietta per inserire al suo interno un sugherello o una sardina. Caliamo il tutto sul fondo per poi procedere al lentissimo e ritmico recupero fino a trovare la giusta profondità dove stazionano i calamari. Ferrato il primo, eseguiamo un mezzo collo sulla lenza per poi ricalare esattamente alla stessa profondità.
Di fondamentale importanza l’elettronica può migliorare nettamente le sorti di una pessima giornata di pesca ai calamari. Quando le nostre mire a terra e i nostri spot che per anni ci hanno supportato con catture a ripetizione non rendono più come allora è bene mettersi davanti al display dello strumento per analizzare il fondale e capire se in quella zona c’è presenza di pesci e di calamari. Riconoscerli non è cosa facile ma un occhio attento e con un po’ di esperienza riusciremo a capire dove stazionano e quindi calare l’esca con estrema precisione.
Un buon combinato eco/gps farà al caso nostro per consentirci di trovare le marcature e salvare le coordinate dello spot per poter tornare in una seconda occasione. Nella nostra pescata invernale abbiamo potuto ammirare potenza e facilità d’uso dell’Humminbird Helix 7 D.I. che racchiude al suo interno un velocissimo gps, un sonar doppia frequenza e la modalità DownImaging che permette di scansionare relitti e strutture e vederle sul display con un dettaglio davvero sorprendente.