Pesca dei calamari con il Tataki: tutti i consigli utili
Il calamaro (Loligo vulgaris) da decenni risulta il cefalopode più ambito e ricercato da tutti i pescatori professionisti e sportivi. Oltre a essere una tra le migliori esche per la traina col vivo, è anche molto apprezzato in cucina per l’eccellenza delle sue carni. In questo articolo, vedremo come catturare i calamari con il Tataki.
La pesca al calamaro è una delle tecniche più affascinanti, poiché, spesso, questo cefalopode è ritenuto quasi un fantasma e una preda lunatica, in particolare per chi ci si avvicina da poco.
Spesso si sentono frasi del tipo: “È presto per i calamari, perché l’acqua è ancora troppo calda”. Tale affermazione non risulta sempre veritiera, poiché i calamari sono presenti più o meno durante tutto l’anno in molti spot delle nostre coste italiane. In realtà, i calamari prediligono temperature del mare non alte e molto costanti, senza sbalzi termici, di densità e di salinità, pertanto nei mesi estivi si trovano di frequente a profondità più elevate, anche superiori ai 70 metri, per poi spostarsi nei mesi invernali su fondali meno profondi e su linee batimetriche medie, intorno ai 30-50 metri.
Per effettuare catture costanti durante l’anno, è fondamentale imparare a cercarli e a capire la miglior tecnica per insidiarli, in base alle loro abitudini di caccia, che variano moltissimo anche in termini di spot e profondità a seconda delle stagioni, della temperatura dell’acqua, dei venti (quadrante nord/sud), delle fasi lunari e delle maree.
Le tecniche con cui possiamo pescare i calamari sono quattro:
- Tataki
- Traina veloce con artificiali palettati
- Traina lenta di fondo (chiamata in gergo “Tombolella”)
- Scarroccio lento (chiamata in gergo “Cazzotto” o “Picchino”).
In questo articolo ci soffermeremo sull’attrezzatura con la tecnica del Tataki e ci riserviamo eventualmente di affrontare le altre tecniche in futuri articoli.
IL TATAKI
Il Tataki è probabilmente la tecnica più utilizzata dagli angler nella pesca ai calamari, ma per diventare redditizia necessita di alcuni accorgimenti importanti.
In primo luogo è fondamentale calare le esche in verticale, precisamente all’interno delle marcature visualizzate sulla nostra strumentazione.
Per individuare i calamari è necessario dotarsi di un ecoscandaglio affidabile e impostare la funzionalità a doppia schermata con frequenze low CHIRP e high CHIRP in modo da essere sicuri che i calamari siano realmente presenti al di sotto della nostra imbarcazione, quando marcati anche nel cono stretto dell’alta frequenza.
Imposteremo le due canne già sulle due murate, nei portacanna coi piombi in acqua, e appena vedremo sulla schermata dell’eco, nella funzionalità A-SCOPE della strumentazione Garmin che le visualizza in anteprima, le marcature dei calamari, potremo innestare la retromarcia e aprire l’archetto del mulinello (o premere il free spool in caso di rotanti elettrici o manuali). In questo modo, avremo la possibilità di calare istantaneamente il piombo in verticale all’interno delle marcature.
Qualora non riuscissimo a centrare le marcature, ogni tentativo di sbacchettare freneticamente la cima della cannaper animare i nostri oppai risulterà molto poco redditizio e spesso vano.
La montatura a Tataki prevede l’utilizzo da tre a quattro oppai (ad esempio del tipo Jatsui Rush Tataki) con le misure variabili da 1,5 a 2,0, su una trave di circa 210-240 cm di ottimo fluorocarbon, dal diametro anch’esso variabile da uno 0,26 a uno 0,30 a seconda della grandezza delle prede.
Gli artificiali saranno fissati tramite nodo dropper loop, direttamente all’interno dell’asola se si vuole una montatura fissa, oppure tramite clip, fissate nelle asole del dropper loop, qualora volessimo avere un terminale flessibile che ci consenta di intercambiare le dimensioni e i colori dei nostri oppai durante la battuta di pesca.
La distanza tra due dropper loop sarà di circa 60 cm se abbiamo intenzione di utilizzare tre oppai, mentre la ridurremo a 50 cm qualora optassimo per quattro artificiali.
Poiché l’apparato visivo del cefalopode funziona per contrasti cromatici, suggerisco di ruotare molto i colori durante la giornata, in base alle condizioni di luce e torbidezza dell’acqua, prediligendo colori scuri verso la parte alta del terminale e quelli più chiari nella parte bassa verso il piombo.
Nel caso volessimo utilizzare un’altra tipologia di artificiali del tipo Sea Sutte della Jatsui, da preferire nelle giornate con correnti più sostenute, consiglio di predisporre la trave con dei braccioli da 4-5 cm in modo da garantire una maggiore libertà di movimento e naturalezza alle esche.
La canna da Tataki che andremo a utilizzare è molto sensibile in vetta con una lunghezza ottimale di 240 cm e un range casting variabile tra i 100 e 200 grammi.
A essa abbineremo un leggero mulinello, preferibilmente rotante o fisso, qualora lo preferissimo, imbobinato con una treccia di PE sotto a 1 di ottima fattura con 8 capi, in modo da avere la massima sensibilità nel complesso pescante e poter avvertire i delicati tocchi dei cefalopodi.