SABIKI… dal Giappone con Furore!
Il Sabiki è una tecnica di pesca nata nel Sol Levante, i giapponesi hanno cominciato a praticare questa tecnica per catturare tutti i pesci che transitavano a mezz’acqua. Un mix di tecniche, un connubio tra vertical jigging, bolentino e traina. In pratica ogni amo riporta un’esca finta simile ad una mosca, sull’amo è inserito un filamento plastico che prende il nome di skirt o gonnellino seguito da un supporto colorato che sostituisce la testa della mosca.
Il Sabiki è un terminale composto da numerosi braccioli legati ad un trave al cui termine viene montata la piombatura necessaria per mandare il terminale al fondo. Spesso sul bracciolo viene montata anche una piccola perlina bioluminescente che serve per attirare il banco al buio delle profondità marine.
La tecnica è quella di calare il terminale composto da 5/6 braccioli sul fondo per poi emulare il movimento dell’esca viva in acqua risalendo il terminale dal fondo creando movimenti più veritieri possibili. Le esche del sabiki sono diverse, diverse case produttrici studiano colori, pesi e misure per rendere più appetibile l’esca.
Mirati quasi esclusivamente alla pesca ai sugarelli, i giapponesi successivamente ne hanno migliorato la tecnica sino alla cattura di pesci come il pagello, le palamite, gli sgombri ed i saraghi.
Pescando con il sabiki può essere utile dotarsi di inventiva e provare colori degli artificiali di tonalità varie, come il viola rosso, rosa o giallo. Ovviamente i colori chiari sono visibili in acque più scure, tramonto e alba o in acque torbide. I colori più scuri e sgargianti invece sono utilizzati in acque prossime al sottocosta.
L’utilizzo del sabiki non è semplice, se non si conoscono le tecniche e i procedimenti di pesca è facile ritornare in banchina con il carniere vuoto.
Per la pesca ai sugarelli è di fondamentale importanza conoscere i fondali, sapere dove il sugarello risiede e accertarsi che ce ne siano sotto la chiglia della nostra barca, condizione prima per una pesca fruttuosa. L’utilizzo del sabiki ci permette poi di andare in pesca senza utilizzo di esca alcuna, una volta montato il terminale e la piombatura si può “calare” aspettando lo “strike“, che capita spesso data la famelicità di questi pesci. La pesca con il sabiki può anche essere praticata da terra ma i migliori risultati li dà sicuramente pescando dalla barca sia ancorati che scarrocciando.
Grande compagno di pesca sarà l’ecoscandaglio che ci dirà se poter effettuare calate sul fondale o se continuare a ricercare la preda.
L’azione di pesca poi è piuttosto semplice, si “cala” la lenza sul fondo dopodiché comincerà un “ascensore” ovvero un movimento in verticale delle esche sollevando il terminale sino a galla per poi riportarlo subito a fondo. Il movimento della canna non deve mai essere brusco per dare all’esca un aspetto quanto mai “vivo”.
Una pesca che può essere praticata su fondali bassi (10-25 metri) sino ad arrivare a 150-200 metri dove sostano i sugarelli di maggiori dimensioni.
La pesca deve cominciare scarrocciando ma nel momento in cui si intercetta il banco sarà utile ancorare per non allontanarsi troppo. L’attrezzatura utilizzata è quella classica del bolentino leggero. Canne con il vettino morbido da 2-2,50 metri, mulinelli da bolentino imbobinati con fluorocarbon dello 0,30-0.40.
Attenzione ai terminali che risultano essere spesso più lunghi delle canne per cui sarò utile aiutarsi recuperando il piombo con la mano sinistra e ponendo le prede a bordo per evitare che si slamino e ritornino in mare. Adesso i sabiki vengono utilizzati anche per la pesca a bolentino innescando il verme sull’amo dell’artificiale, per rivolgersi non solo alle prede suddette ma anche a tutte le prede tipiche del bolentino costiero come boghe, saraghi, pagelli, tanute e violette.