Pulizia e manutenzione: la sanificazione delle acque chiare
L’acqua dolce a bordo è sempre considerata una risorsa preziosa. Si cerca di non sprecarla e di razionalizzarne l’utilizzo, ma raramente si pensa alla gestione delle acque chiare.
Per questo abbiamo contattato Acquatravel, azienda leader nella gestione e nel ripristino di serbatoi e impianti di acque chiare, che ci ha fornito alcune linee guida per mantenere in salute il nostro impianto idrico.
Perché sanificare l’impianto di acqua dolce?
L’errore di gran parte degli armatori e degli operatori è credere che vada pulito soltanto il serbatoio. Purtroppo spesso non si considera che, se l’impianto non viene completamente svuotato ogni volta che la barca resta ferma per lunghi periodi, si sviluppano colonie batteriche in grado di inquinare il nostro impianto. I batteri, infatti, si aggregano formando il biofilm batterico, cioè una sottile pellicola sulle superfici. Quest’ultima funge da barriera alle sostanze antibiotiche e ai classici detergenti, permettendo una proliferazione incontrollata di agenti patogeni.
Una volta rotto il biofilm (ad esempio da un flusso d’acqua più turbolento), i microbi vengono rilasciati e, quindi, riversati dalle doccette o dai rubinetti con cui ci laviamo. Attenzione anche al calcare, che favorisce la formazione di colonie batteriche: i batteri, infatti, trovano il loro habitat proprio all’interno delle cavità generate dalla superficie dei cristalli di calcare.
Quali problemi può causare un impianto contaminato da batteri?
Tra i patogeni più pericolosi troviamo la Legionella Pneumophila, responsabile della febbre di Pontiac e della malattia dei legionari. Quest’ultima si presenta come una polmonite acuta che esordisce con i sintomi dell’influenza e, se non trattata in tempo, può evolvere in insufficienza respiratoria e/o cardiaca. Il batterio si trasmette per via aerea, attraverso l’inalazione di acqua in forma aerosolizzata, semplicemente facendo la doccia.
Procediamo quindi con qualche consiglio:
1) ELIMINARE IL CALCARE
Il calcare si trova naturalmente disciolto in acqua sotto forma di ioni calcio e magnesio, definiti “sali duri”. Con l’aumento delle temperature, i sali precipitano, diventano cristalli e si fondono formando il calcare, che può aderire alle superfici, come all’interno dei tubi dell’impianto. Statisticamente è stato dimostrato che in un impianto privo di calcare la carica batterica diminuisce tra il 60% e il 70%.
In commercio è possibile trovare prodotti che prevengono la formazione del calcare, ad esempio i filtri che lo eliminano prima di fare rifornimento. È sconsigliato usare un dispenser di polifosfati poiché questi non rimuovono il calcare, ma lo disgregano: una volta nel serbatoio, però, con il ristagno dell’acqua, i cristalli si rigenerano causando nuovamente il problema. Per il calcare già formato all’interno dei tubi è consigliato rivolgersi ad aziende specializzate per evitare di causare danni all’impianto.
2) AVERE UN TUBO DELL’ACQUA PERSONALE
L’utilizzo di tubi in comune con altri diportisti può portare a problematiche nel lungo periodo, ma soprattutto nel breve termine. Non sapete cosa può aver lavato chi vi ha preceduto, magari qualcosa di sporco e contaminato, che può entrare nel vostro serbatoio senza che ve ne accorgiate.
Per questo è bene munirsi di un tubo personale. Anche questo, comunque, deve essere smontato e svuotato dell’acqua dopo l’utilizzo, per evitare il ristagno al suo interno; sarebbe bene effettuare periodicamente anche un trattamento sanificante per eliminare la mucillagine e le muffe che si possono formare all’interno della gomma.
3) USARE UN FILTRO A SEDIMENTI
L’acqua porta sempre con sé dei sedimenti: anche se minuscoli, una volta nel serbatoio si depositano sulle superfici, formando uno strato limoso.
I sedimenti, oltre ad essere aspirati dall’autoclave e quindi portati in giro per l’impianto, possono anche contaminare l’acqua. Un corpo estraneo immerso in acqua stagnante, marcendo, crea infatti cariche batteriche in grado di generare le colonie batteriche produttrici di biofilm.
Per evitare ciò, è sufficiente procurarsi un filtro a sedimenti di grandezza da 1 a 5 micron: in questo modo si impedisce che questi residui possano essere espulsi dalla canna dell’acqua e precipitare al suo interno.
Importantissimo: evitate di usare un filtro a carboni attivi, poiché il carbone assorbe il cloro, che di fatto è l’unico elemento che ha potenzialità battericide.
4) SANIFICARE E IGIENIZZARE ALMENO UNA VOLTA L’ANNO
Esistono sul mercato prodotti senza cloro atti alla sanificazione e all’igienizzazione dei tubi e del serbatoio. Pulendo i serbatoi con prodotti a base di ipoclorito di sodio che contiene anche il cloro, si eliminano solo le cariche batteriche, ma non il biofilm e le incrostazioni, a meno che la percentuale di cloro non sia molto alta. D’altra parte, però, l’eccesso di cloro rovina le guarnizioni e gli o-ring e corrode le saldature dell’acciaio, provocando perdite all’interno dell’impianto.
5) USARE SEMPRE PRODOTTI CERTIFICATI IN LINEA CON LE LEGGI ITALIANE
I filtri e i macchinari usati per l’acqua potabile devono essere conformi con i regolamenti dettati dal DM 174/2004 e dal DM 25/2012. Diffidate di prodotti non a norma.
L’avete letto tante volte nei miei articoli, e anche in questo caso vale il detto “prevenire è meglio che curare”.