Sorprese estive: alla ricerca del pesce foraggio
L’estate fatica a partire, i temporali improvvisi e violenti hanno ormai trasformato la nostra penisola in un paese tropicale. Sciogliamo le cime, un occhio agli strumenti e proviamo a pescare in questa bizzarra estate.
UNO SCENARIO COMPLESSO
Questa è una stagione difficilmente interpretabile con l’acqua che si scalda e dopo due acquazzoni violenti ritorna gelida.
Le magliette a maniche corte spesso seguite dalle giacche a vento, t-top che un attimo ti proteggono dal sole e l’attimo dopo ti fanno sentire freddo rimpiangendo di averli montati.
In questo scenario incredibile cosa fanno i pesci? Quali sono le possibilità di fare qualche cattura?
Abbiamo analizzato con cura più variabili e proviamo a darvi delle risposte.
ALLA RICERCA DEL TERMOCLINO
L’estate è da sempre il momento ideale per cacciare i grossi pelagici in transito, posizionando un’esca sopra ed una sotto il termoclino. Con queste temperature ballerine, il termoclino è difficilmente individuabile, la taratura perfetta degli strumenti, infatti, ci consente di notare che alcuni giorni compare sui 25 metri, altri invece è completamente assente.
Il foraggio, invece, staziona sempre sulle stesse quote, ben visibile in eco e non sembra aver sofferto di questa “fredda” estate: eccoci allora alla soluzione per la pesca costiera, seguire il foraggio.
Per tarare correttamente un ecoscandaglio da termoclino, bisogna inserire i filtri antidisturbo in modalità “ALTO” ed alzare il “gain” o “guadagno” fino a veder comparire una fascia omogenea ad una determinata profondità.
ALLA RICERCA DEI BANCHI
La ricerca di pesci imbrancati non è un’impresa semplice, esistono però delle accortezze che, se rispettate, possono farci trovare immediatamente la strada giusta. Un primo aiuto ci viene fornito dai gabbiani: in questa stagione, infatti, trovarli a gironzolare in piccoli stormi di due, tre uccelli per volta, può voler dire che appena sotto la superficie o qualche metro più giù sgombri, alacce e sugheri sono ammassati gli uni su gli altri.
In questa situazione l’impiego del sabiki può sbloccare immediatamente la situazione, sia se usato a galla, lanciato come se fosse un artificiale da spinning, sia se calato a fondo o a mezz’acqua, meglio se abbinato a dei piombi fluorescenti.
L’uso corretto di ecoscandaglio ed ancor meglio del radar diventa risolutivo per individuare velocemente gabbiani e pesci.
LA TRAINA CON IL VIVO NEL SOTTOCOSTA
Una volta reperita l’esca, in assenza di termoclino, un giro nel sottocosta sarà la soluzione migliore. Trovare piccole cigliate che magari da 25/30 metri risalgono fino a 10/15 metri, oppure trainare lungo le praterie di posidonia alta e bassa è l’alternativa da non sottovalutare in questo periodo. L’attività dei grossi sparidi infatti non si è ancora fermata per via della temperatura dell’acqua, allo stesso modo i primi branchi di ricciole arrivati, in assenza di termoclino, fanno incetta di pesce nel sottocosta, schiacciati a fondo, alla ricerca di acqua calda e foraggio.
L’attrezzatura con cui pescare sarà diversa da tutto ciò a cui siamo abituati. Le canne, ultraleggere, saranno da 8-12 lbs, con piccoli rotanti da 6-8 lbs e trecciato da 30 lbs. Con queste combinazioni andranno benissimo dei piombi da 250/300 gr, posizionati direttamente tra trecciato e leader. Lo shock leader sarà lungo in abbinamento al terminale anche 20/25 metri, con questo sistema riusciremo a pescare anche su fondali bassissimi evitando che i pesci vedano la barca e si insospettiscano. Le sorprese ovviamente saranno diverse, ci è capitato, infatti, di avere
ragione di grossi dentici smaliziati e di ricciole, ma anche di avere attacchi di grossi barracuda e qualche serra.
PESCA ETICA
Sia nella ricerca del vivo, che durante la fase di pesca è d’obbligo tenere sempre a mente che le risorse del mare non sono infinite, pertanto pescando con il sabiki è importante autoregolamentarsi e cercare di catturare solo le esche che possiamo tener vive, senza esagerare e soprattutto senza prelevare pesci che poi non finiranno in pentola.
Per quanto riguarda le ricciole, nonostante la legge le tuteli fino ai 17 cm, è bene ricordare che sono pesci che raggiungono dimensioni notevoli (oltre 50 kg), pertanto il prelievo di esemplari al di sotto del kg va sempre evitato, rilasciando vivi i pesci dopo il combattimento.