Storia di una leggenda: Tullio Abbate
Le sue barche sfrecciano come missili sull’acqua: la carena slanciata, inconfondibile, taglia superba le onde in un trionfo di adrenalina ed eleganza. Nella storica base di Mezzegra, sul Lago di Como, la tradizione artigianale si fonde alla passione per l’innovazione, realizzando sogni ad alta velocità.
“Sono nato il 14 luglio 1944. Nella mia vita non ho visto nient’altro che barche, sono praticamente nato, se non su una barca, di fianco a una barca”.
E’ così che si presenta Tullio Abbate, nell’anno che segna il cinquantesimo anniversario di attività.
“Attenzione, però – precisa – 50 anni sono solo i miei. La nostra storia ha, in realtà, quasi 150 anni: i miei bisnonni e i miei nonni costruivano imbarcazioni sul Lago di Como. Si trattava principalmente di barche da trasporto materiali, barche a remi e qualche barca a vela. Poi c’è stato mio padre, non ce ne possiamo certo dimenticare!”.
Impossibile scordare Guido Abbate: pioniere del settore nautico, alla fine della seconda guerra mondiale fonda il Cantiere di Portezza. Nel 1946 conquista la prima medaglia d’oro istituita dalla Federazione Italiana Motonautica con il Pamblo, un motoscafo con una potenza di 80 cv che raggiunge gli 80 km/h.
Il progresso corre veloce come le sue barche e nel 1952 papà Guido, visionario costruttore, realizza il celebre Laura montando il motore dell’Alfa Romeo di Fangio: grazie alla sua geniale intuizione, il pilota Mario Verga tocca i 226 km/h, battendo ogni record mondiale. Per tre anni consecutivi, dal 1955 al 1957, Guido è, inoltre, vincitore della Centomiglia del Lario: è solo l’inizio di una lunga serie di successi della famiglia Abbate.
Tullio, infatti, segue le orme del padre, collezionando vittorie in tutti i campionati: non solo vince la Centomiglia del Lario per ben undici volte, ma stabilisce anche nuovi record di velocità e trionfa in numerose competizioni europee e mondiali. Nel 1969, ispirato dalla grande novità rappresentata dalla vetroresina – che invece Guido non sopporta – apre il suo cantiere, quasi di fronte a quello del papà. Ma i materiali non sono l’unica passione di Tullio.
“Negli anni ’50, grazie a mio padre, ho conosciuto i grandi piloti del momento, sia di barche che di macchine. Da lì è nata la mia passione per i motori da corsa – prosegue Tullio – Frequentavo quasi sempre Monza e Montecarlo, il Gran Premio. Ho avuto la fortuna di incontrare i più grandi piloti del mondo, che sono diventati prima miei clienti e poi miei amici. Da tanti anni vendiamo le barche ad Andretti, a Jacky Ickx e anche alla generazione successiva, cioè Senna, Pironi, naturalmente il grande Villeneuve, e poi Schumacher, Keke Rosberg e il figlio Nico, con cui siamo in contatto tuttora”.
Non è un caso, dunque, che alcuni dei suoi motoscafi montino motori Ferrari, Lamborghini e Porsche.
Tullio Abbate, infatti, ripone da sempre particolare cura nello studio della motorizzazione: insieme ad un team altamente qualificato, segue personalmente le fasi di progettazione del design interno ed esterno, testando ogni imbarcazione in termini di rendita motoristica, di affidabilità, di consumi, nonché di accoppiamenti con corrette propulsioni.
L’obiettivo è costruire barche leggere e veloci, ma al contempo solide e sicure, un intento nel quale il Cantiere è riuscito ben 9000 volte.
“Negli anni abbiamo sfornato 9000 barche, ma una mi è rimasta nel cuore: Sea Star, la mia prima, quella del 1969, quella da cui è nato tutto il resto. Naviga ancora oggi, in giro ci sono ancora parecchi Sea Star del 1969 che sono ancora in ottima forma e in navigazione.
Naturalmente noi cerchiamo di curarli e di fargli dei bei lifting per portarli avanti! Per me è un orgoglio, una soddisfazione vedere barche che hanno 50 anni e che si difendono ancora” dichiara.
La resistenza delle sue creazioni al tempo è presto spiegata: “Sono estremamente attento alla concorrenza, guardo sempre quello che costruiscono nel mondo, specialmente in America, dove è nato l’offshore. Credo di avere abbastanza umiltà e capacità di vedere cosa fanno gli altri e ispirarmi. Le mie barche vengono fuori mettendo insieme il meglio di uno, il meglio dell’altro e il meglio dell’altro ancora: da lì nasce la mia”.
Anche le ultime novità del Cantiere, presentate in anteprima al Cannes Yachting Festival, sono il prodotto di questa filosofia.
“Per il Flash 755 abbiamo cercato di mettere insieme il meglio – continua Tullio Abbate – E’ un Bow Rider americano, una barca tutta aperta. L’abbiamo dotata di prendisole a prua e a poppa, di cruscotti speciali, di frigoriferi, di tutto quello che il cliente ricerca in quel tipo di barca. La forma della carena è la nostra tipica, provata e iper-collaudata, mentre per la disposizione interna abbiamo scelto di seguire le tendenze del momento”.
“Anche il Weekender 52′ ha una carena iper-collaudata, perché è la stessa con cui ho vinto la Venezia Montecarlo nel 1990. La disposizione interna è americanizzante, è un po’ lo sport fisherman di provenienza americana. Ho da poco ritrovato una vecchia foto del Weekender del 1974, che è a tutti gli effetti, anche come disposizione interna, una lontana parente dell’attuale Weekender. Abbiamo cercato di creare barche in grado di soddisfare completamente tutte le richieste”.
Ma la vera sfida del futuro è il natante elettrico: “E’ un progetto che seguo da tempo. Il nostro obiettivo è battere il record mondiale di velocità, che è di 142 km/h ed è stato raggiunto da un motoscafo Jaguar in Inghilterra. Non è una passeggiata superarlo: vorremmo arrivare almeno a 150 km/h”.
Un traguardo, questo, che oltre a rendere orgogliosa l’Italia intera, rappresenterebbe il giusto compimento della sfolgorante carriera di Tullio Abbate.
TULLIO ABBATE GROUP SRL
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