Studio Vafiadis: storia, etica e metodo – intervista a Stefano Vafiadis
Una cosa che ci ha colpito è l’approccio che avete con il progetto e con l’armatore. Al di là dell’estetica, analizzate anche il suo stile di vita e la sua cultura. I vostri progetti, inoltre, hanno sempre un approccio etico. Ci può raccontare di più?
L’approccio estetico è una conseguenza di quello etico. Quello etico, però, lo metto prima. Secondo me di un progetto sono importanti le linee e come formalizza, ma non bisogna trascurare il metodo e l’ambiente dove si sviluppa. Come il progetto viene elaborato, la mentalità, l’etica con cui si affronta, tutto questo fa parte del DNA dello studio e del progettista e in fin dei conti è la sua espressione più profonda. Le linee cambiano, le mode passano, ma i valori no. Per me quelli fondamentali sono l’etica, il metodo e quello in cui credi, insomma la tua filosofia.
Com’è lavorare con due grandi cantieri come Golden Yachts e Baglietto?
Sono esperienze molto positive, parliamo di cantieri di altissimo profilo, quindi per me è un onore, oltre che un piacere, collaborare con queste aziende. Tra l’altro, con loro condividiamo una storia, dei valori – anche familiari – e quindi non è semplicemente progettare, ma condividere un progetto di vita. Tra cantiere, progettisti e ingegneri è un po’ come stare in famiglia e siamo molto allineati.
Inoltre, considerando i progetti su cui lavoriamo, sono di base tutti rapporti molto lunghi, per di più con persone che ormai io conosco da tanti anni, alcuni addirittura li conosco da prima che io iniziassi a studiare. La nautica in generale la reputo una grande famiglia. Con questo non voglio dire che è un settore chiuso, al contrario, secondo me è molto aperto, però è come stare in una casa e anche per questo motivo devi avere rispetto e devi capire che non puoi comportarti in un modo troppo disinibito: bisogna entrare nella “casa dello yachting” in punta di piedi.
Ci può parlare dei progetti recenti e di quelli ancora in cantiere per lo Studio Viafiadis?
Tra gli ultimi progetti fatti c’è il 40 metri di Baglietto, DOM 133, venduto in 9 unità, ma altre sono in trattativa e altre ancora ne verranno vendute. È stato ed è tuttora un grande successo commerciale.
A questo 40 metri, viene affiancato un 35 metri, il DOM 115. Questo entry level, invece, è stato presentato l’anno scorso a febbraio al Fort Lauderdale e sta avendo un buon successo: abbiamo già venduto la prima unità e la seconda è in costruzione. Anche il 35 metri è una barca molto completa, con lo scafo d’acciaio e una sovrastruttura in alluminio; un progetto molto versatile e voluminoso, spazioso, moderno, ricco di vetri e aperture. Interni ed esterni sono frutto del nostro studio, decisione presa appositamente per farli dialogare al meglio. Il DOM 115 è caratterizzato da uno stile a metà tra una macchina sportiva e una villa moderna. Lo yachting secondo me è un po’ a cavallo tra il product design e l’architettura, e il 35 rispetta tutti questi canoni.
Oltre a questi modelli del cantiere Baglietto, abbiamo varato a luglio e presentato al Salone di Monaco il 78 metri O’Rea, ultima bellissima creazione del cantiere Golden Yachts, con progetto del nostro studio, sia per esterni che interni, tranne i saloni che sono opera di Massari Design. È stata una bella joint venture tra due studi affermati. Gli interni sono molto morbidi, plastici, amplificano ancor di più lo spazio già abbondante, le altezze sono generose. Il lower deck è alto 2,40 metri – una misura molto importante – ed è una barca di 78 metri ma con un’opera morta di soltanto 4 ponti.
Quindi visivamente, a impatto, è un po’ più leggera rispetto a un altro ottanta metri, nonostante abbia un volume di oltre 2.100 tonnellate. È dunque una barca grande, anzi grandissima, ma con un grande bilanciamento dei volumi, che li ha prediletto di più nella parte inferiore. Infatti, li vediamo tutti spostati in basso: nello scafo largo e molto voluminoso, nel main deck, nella prua verticale, nel grande beach club. Questo spostare in giù i volumi ha sia avvicinato l’armatore al mare sia alleggerito tutta l’estetica della barca, che in questo modo è diventata più “delicata” visivamente, più sleek – come direbbero gli inglesi – e più affusolata. Questo è il segreto del design di O’Rea.
Poi, ovviamente, ha tanti dettagli di stile: prese d’aria o spoiler, in certi punti somiglia un po’ a una Lamborghini. Ha un design molto emozionale, non freddo o minimalistico, ma corposo, proprio come un bel vino rosso.
Infine, abbiamo molti lavori di refit in corso: un’altra attività molto importante del nostro studio. Al momento, tra gli altri, abbiamo quello di un 60 metri, quindi sempre un’imbarcazione di una certa metratura. Questi lavori hanno un corso molto più breve rispetto alle nuove costruzioni, infatti, a fine anno dovrebbero essere già pronti.
Stiamo lavorando anche per un altro progetto molto bello, che sono gli interni di un 52 metri di Baglietto, firmato esternamente da Francesco Paszkowski, il T52, dove gli interni dello scafo numero 4 in questo caso è opera del nostro studio. È un progetto davvero interessante e ricco, in quanto l’armatore è una persona molto brillante con uno stile davvero particolare. Oltre a questi progetti nella nautica, c’è qualcosa nel settore residenziale, ma solo di altissimo livello, perché cerchiamo di concentrarci sulle imbarcazioni.