Non è un paese per superyacht: l’intervista a WIP ARCHITETTI
L’Italia gioca un ruolo egemonico, a livello globale, nella produzione di superyacht. Lo conferma il Global Order Book: sono 523 le imbarcazioni oltre i 24 metri attualmente in costruzione nel nostro Paese, su un totale di 1024 nel mondo.
Un risultato straordinario: è il maggior numero di ordini mai registrati in Italia. Eppure, lungo oltre 7.000 chilometri di coste nostrane, non esistono strutture sufficienti ad accogliere superyacht. Ne parliamo con l’Ing. Paolo Viola, a capo del dipartimento Marina & Waterfront Design Team dello studio WIP ARCHITETTI, che ci racconta il suo progetto di rilancio del turismo nautico.
Può descriverci la situazione attuale dei posti barca in Italia, soprattutto con riferimento agli ormeggi per superyacht?
Abbiamo ben 780 porti e approdi lungo gli oltre 7.000 chilometri delle nostre coste, ma di questi solo 85 hanno i servizi dei veri porti turistici, i cosiddetti marina, mentre dei 160.000 posti barca di cui è dotato il Paese, solo 44.000 sono decorosamente ed efficacemente attrezzati. Di questi, in grado di accogliere imbarcazioni che superino i 40 m di lunghezza, ve ne è una miseria. Da una parte, infatti, se le imbarcazioni da 10 a 15 metri riescono ancora a trovare ormeggi, soprattutto nel nord Italia, anche grazie a lavori di riorganizzazione e di rigenerazione dei porti turistici esistenti, dall’altra maggiore difficoltà incontrano le barche più grandi, quelle tra i 20 e i 30 metri. Risulta quasi totalmente scoperto il segmento delle imbarcazioni che vanno oltre quella misura, nonostante sia quello che sta crescendo tumultuosamente in tutto il mondo ed anche nel nostro Paese.
In quali mari navigano i superyacht? Esiste concretamente una domanda in Italia che non viene soddisfatta?
Per ragioni di clima, di ambiente, di paesaggio, queste “navi” frequentano principalmente due mari: il Mediterraneo e i Caraibi. Il primo è ovviamente popolato per lo più da navi europee, il secondo da navi americane che tuttavia spesso scelgono di stazionare nel Mediterraneo perché più tranquillo e vario; mentre le navi europee navigano il Mar dei Caraibi saltuariamente, per qualche vacanza. Dunque le imbarcazioni più grandi e più belle navigano il Mediterraneo, ma sono costrette a tenersi alla larga dall’Italia perché non vi trovano ormeggi, banchine cui accostare, posti barca attrezzati per farvi svernare gli equipaggi.
È presente un’importante attività di refitting, anche di alta qualità, ma perennemente alle prese con l’impossibilità di tenere all’ormeggio o a secco più navi in attesa di essere lavorate e quindi con grandi disagi organizzativi, sia per i cantieri che per le navi (il costo a stagione che viene impegnato per il refit di un superyacht è mediamente pari al 10% del suo valore di vendita).
Quale indotto potrebbe generare questo mercato?
In media ogni toccata di un superyacht “scarica” sul territorio circostante circa 11.000 euro al giorno per servizi di ristorazione, accoglienza, turismo, sport e noleggio, senza contare le opportunità di lavoro, di crescita del territorio e di scambi culturali.
Attraverso un calcolo molto approssimativo sulla base dei dati raccolti, possiamo dare un peso a quanto può rendere al territorio circostante un metro lineare di banchina destinato alle grandi navi da diporto: se un superyacht di 50 metri, il cui valore medio può essere orientativamente 50 milioni di euro, “scarica” quotidianamente sul territorio 11.000 euro occupando 10 metri di banchina, ne consegue che un metro di banchina può produrre mediamente 1.100 euro al giorno. Se ipotizziamo un’occupazione della stessa banchina del 50%, otteniamo che un metro lineare di banchina produce un indotto di 1.100 x 365 x 0,50 = 200.000 euro circa all’anno. Cento metri di banchina dedicata ai superyacht generano un indotto complessivo di oltre 20 milioni di euro all’anno!
Qual è la proposta di WIP ARCHITETTI?
È una proposta ben inquadrabile nei vari piani di “sviluppo per il sud”, piani nazionali di “ripresa e resilienza”, piani di “coesione territoriale”, “zone economiche speciali”, oggi in pieno fermento. Il “Piano per la rinascita del turismo nautico”, come è stato battezzato, consiste nella creazione lungo l’intero arco delle nostre coste, a partire dal mezzogiorno, di un sistema di darsene o porti attrezzati per l’ormeggio di navi da diporto da 24 a 100 metri ed oltre, complete di servizi alle navi (come refitting, manutenzioni, rifornimenti), e di servizi alle persone (alberghi, sanità, attività commerciali, servizi professionali, compresi quelli necessari alle famiglie degli equipaggi, il tutto possibilmente nell’ambito dei fatidici “15 minuti a piedi”), adeguati agli standard dei loro utenti, ben sapendo che venti o trenta grandi yacht ormeggiati in porto hanno lo stesso peso insediativo di un medio condominio, ma un peso socioeconomico ben più elevato sulla collettività, grazie alla quantità e alla qualità dei servizi richiesti e da soddisfare.
Come può integrarsi questo progetto con le strutture già esistenti?
Il piano prevede di realizzare in porti esistenti – spesso poco o male utilizzati – ambiti o darsene dedicati alle “navi da diporto”, riorganizzando e riordinando le banchine e i servizi a terra, creandone se necessario di nuovi insieme alle forze locali più vivaci, costituendo e formando operatori specializzati del settore, avendo cura di intervenire in modo positivo ed armonioso sulle consolidate realtà dei borghi e delle città marinare di cui è ricca l’Italia; soprattutto evitando di “consumare” altri suoli ed altri tratti di costa.
L’obiettivo è individuarne uno per ciascuno dei mari che circondano la nostra penisola – Tirreno settentrionale, Tirreno Meridionale, Jonio, Adriatico meridionale, Adriatico settentrionale – e metterli in rete. Non farne ghetti, ma luoghi aperti sia verso mare (in porti condivisi con barche di ogni tipo), che verso terra (con gli yacht ormeggiati a spazi urbani, ameni, attrezzati per il ristoro e per le attività del tempo libero), così da creare veri e propri quartieri urbani, dove possano integrarsi equipaggi, residenti e turisti.
Come state portando avanti questa proposta?
Noi di WIP ARCHITETTI da tempo stiamo lavorando con il nostro dipartimento Marina & Waterfront Design Team, e per questo ed altri progetti abbiamo costituito MDN, Marinas Development Network: una rete di studi e società professionali specializzati nelle discipline necessarie ad affrontare un piano tanto complesso.
Stiamo promuovendo in diverse regioni una serie di seminari di studio per coinvolgere il mondo della politica e della cultura, della finanza e dell’imprenditoria. Per creare più ampie sinergie e per tenere aperto il dialogo con ogni potenziale operatore, pubblico o privato che sia, intendiamo ritornare sul tema con incontri distribuiti nel tempo e nei luoghi che hanno maggiore vocazione al turismo nautico. Non è difficile, si può fare. Se qualcuno è interessato a questo ambizioso “Piano per la rinascita del turismo nautico” batta un colpo perché c’è spazio per tutti.
Per maggiori informazioni:
WIP ARCHITETTI
www.wiparchitetti.com