Il tema che tratteremo questo mese è tanto delicato quanto importante. In un mercato che segue un trend di numeri più bassi e standard qualitativi più elevati, è – per ogni cantiere – fondamentale organizzare la propria produzione in modo tale da soddisfare le sempre maggiori richieste dei clienti e – nel contempo – fare utili, nonostante volumi di vendite minori.
Questo è un problema che, a mio parere, tutti i cantieri avvertono e – ovviamente – tentano di risolvere, ma non sempre risulta semplice trovare la soluzione.
Fra l’altro, l’errata convinzione che si possano avere degli utili rilevanti solo con considerevoli volumi di imbarcazioni prodotte, demoralizza ancor di più i costruttori e ne distoglie l’attenzione dal focalizzare possibili azioni correttive per ottenere dei buoni risultati realizzando pochi prodotti,ma di eccellente fattura, per accontentare gli afficionados della nautica da diporto.
Altre volte, invece, si crede di poter trovare una soluzione in particolari tecniche di costruzione, ma anche questo non è sempre vero. Per chiarire quanto affermo, farò un esempio concreto.
Spesso alcuni dei miei clienti mi chiedono di ingegnerizzare i loro reparti produttivi inserendo nel proprio contesto una tecnologia sotto-vuoto, un RTM light, una compattazione ‘a sacco’, o un’eventuale infusione.
Nel momento in cui visito il cantiere, tuttavia, mi accorgo che probabilmente se andassi ad inserire la tecnologia nel momento in cui mi viene richiesta, farei più un danno che una cosa giusta.
In altri termini, quando vado a fare un’analisi dello stato dell’arte della struttura produttiva, mi accorgo che – probabilmente – il cantiere non è ancora pronto per affrontare un discorso di innovazione tecnologica, poiché tanta altra strada deve essere percorsa per poter effettuare un discorso di questo tipo. Leggi di piú …