La perfetta barca da pesca: gli Express – parte terza
In questa terza parte della serie “la perfetta barca da pesca” parliamo di un genere molto amato dai pescatori sia nostrani che d’oltreoceano.
In questa terza parte della serie “la perfetta barca da pesca” parliamo di un genere molto amato dai pescatori sia nostrani che d’oltreoceano.
E’ arrivata in redazione una particolare richiesta da un nostro lettore, il gentile signor G. L., che ci chiede “come apprendere il mestiere del laminatore e quale sia il modo migliore per acquisire una conoscenza approfondita dei materiali compositi “.
Il mondo dei materiali compositi è molto ampio e variegato. Fino a ieri era un settore di nicchia, oggi – invece – riguarda un numero sempre più folto di comparti industriali.
Nautica a parte, che ad onor del vero è stata un’antesignana nell’utilizzo di questa particolare classe di materiali, sono molti altri i settori in cui si cercano di coniugare l’alta resistenza abbinata alla leggerezza.Leggi di piú …
Su un’imbarcazione in vetroresina di 14 metri, ottimo progetto di anni fa, si interviene per un approfondito controllo dell’opera viva. La barca risulta “ammalata” di osmosi, vediamo perciò come bisogna procedere in questi casi. Leggi di piú …
In questo editoriale, verranno esposti i risultati da me presentati all’ultimo convegno organizzato dall’AS.PRO.NA.DI, tenuto a Barberino del Mugello lo scorso 14 maggio, intitolato: ‘Idee e suggerimenti per una Nautica eco-compatibile‘.
L’intervento da me proposto si incentrava sul complesso ed intricato discorso delle normative ambientali in relazione all’immissione in atmosfera di solventi organici nocivi, problema che l’industria nautica deve e dovrà affrontare in maniera sempre più efficace e definitiva
La costruzione di imbarcazioni, nell’ultimo quarantennio, ha visto il crescente impiego di materiali plastici rinforzati, a scapito di metalli e legno, sempre più relegati ad una produzione di nicchia.
L’utilizzo dei compositi polimerici è divenuto – in effetti – sempre più massiccio, grazie ad una serie di vantaggi tecnico-economici fra cui l’elevata resistenza specifica, ossia, la capacità di presentare buone caratteristiche meccaniche mantenendo un peso del manufatto ridotto.
Ciononostante, l’adozione della vetroresina ( e similari ) nel diporto nautico ( e non solo ), presenta non pochi problemi, specialmente in riferimento all’impatto ambientale che le lavorazioni in oggetto determinano.
Difatti, l’industria del composito adotta materie prime
( resine, gelcoat, collanti ) che liberano importanti percentuali di solventi organici volatili ( SOV ) che – se non intercettati e trattati – incidono sull’inquinamento atmosferico, oltre che, sulla salute dei lavoratori.
A tal uopo, a livello internazionale si stanno articolando una serie di disposizioni legislative ( sempre più stringenti ) volte a regolamentare e controllare le attività industriali coinvolte nel processo di immissione in ambiente di composti aeriformi nocivi.
In particolare, la riduzione delle emissioni inquinanti previa l’utilizzo di impianti speciali di abbattimento rappresenta solo una delle possibili soluzioni adottate, fra l’altro, ‘a valle’ del processo.
E’ ormai tempo d’estate e, come ogni anno, migliaia di imbarcazioni colorano le banchine, i porti, le gole, le calette con i loro gelcoat “tirati a lucido” e “curati” (spesso con amore maniacale) anche dagli stessi armatori, che, corazzati di tanto olio di gomito ed un’infinità di prodotti (talvolta non proprio indicati) si adoperano con enorme perseveranza per rendere il proprio gioiello più brillante che mai.