Tataki Fishing
Questo mese parliamo di una tecnica particolare, studiata dai giapponesi per catturare i calamari dalla barca: scopriamo il tataki fishing.
Partiamo con alcune precisazioni.
Anzitutto la barca non è indispensabile: questa pesca, infatti, viene praticata con successo anche da moli e scogliere.
In secondo luogo, a differenza di come siamo abituati a pensare, con questa tecnica possiamo catturare i cefalopodi a tutte le ore del giorno, non solo nei cambi di luce o col buio.
Per molti versi simile al Jigging, divertente e dinamica nella sua azione, la pesca a tataki unisce veloci sbacchettamenti della canna a lunghe pompate, lavorando sempre a ridosso del fondale.
L’ATTREZZATURA
Il tataki richiede canne dalla vetta sensibile, ma con una buona riserva di potenza, capaci di portare anche grammature importanti. Queste, infatti, possono variare – in base alla corrente – dai 50 g fino ai 300 g, in situazioni particolari.
Avremo bisogno di un mulinello taglia 4000/5000, caricato con una treccia di buona fattura di diametro variabile tra i 0,10 e i 0,20 mm, e una lenza in fluorocarbon di circa 2 metri.
Infine, su di essa andremo a posizionare i nostri artificiali, i tataki, appunto.
LE ESCHE
Le esche artificiali che andremo ad utilizzare saranno Squid Jig, Toto Sutte e Oppai Sutte, ovvero riproduzioni di piccoli gamberi o pesci foraggio, prede abituali dei nostri amici calamari.
I colori delle esche saranno determinanti: per la buona riuscita della pescata dovranno essere brillanti.
Soprattutto, nelle varie ore del giorno, dovremo fare diverse combinazioni di colori.
Per questo consigliamo a tutti di avere una buona disponibilità di esche, così da poterle alternare, cercando di capire quale sia il colore più adatto non solo per la nostra preda, ma anche per le condizioni di luce e di corrente.
LA RICERCA DELLO SPOT
L’individuazione dello spot adatto comporta continui spostamenti con l’imbarcazione, alla ricerca delle marcature nei cambi di fondale,
vicino a delle rocce, sopra o in prossimità di secche.
Il lavoro del capitano in questa pesca è molto importante: è lui che dà il via alle calate, nel momento in cui riconosce le marcature sull’eco.
Uno strumento molto utile per noi pescatori è il motore elettrico di prua.
Grazie alla funzione ancora, possiamo rimanere precisamente sopra allo spot di pesca, senza subire l’azione dello scarroccio: in questo modo possiamo insistere e raddoppiare le nostre possibilità di cattura.
UN ULTIMO CONSIGLIO…
Una piccola parentesi, in conclusione, su una nuova interpretazione di questa tecnica.
Se possibile, è bene utilizzare canne con mulinelli rotanti, molto sensibili e meno stancanti durante l’azione di pesca: ci garantiranno un contatto diretto con il filo e quindi una maggiore sensibilità, nonché una velocità invidiabile nell’azione di pesca.
Non vi resta che puntare la prua verso il largo e tentare di riempire il carniere!