Revival: come la tecnologia ha cambiato la traina con il vivo
Chi si avvicina per la prima volta alla traina con il vivo dispone oggi di un numero considerevole di risorse: web, riviste, tv sono sicuramente un ottimo sistema per iniziare a pescare e soprattutto mettono a disposizione del pescatore una vera e propria enciclopedia su cosa e come fare.
Ma come si pescava qualche anno fa? Siamo veramente convinti che la mancanza di una vera “palestra” di allenamento renda i pescatori di oggi “completi”?
AGLI ALBORI DELLA PESCA TECNOLOGICA
Iniziare le discipline alieutiche negli anni “pre-multimedia” non era un’operazione semplice. L’avvicinarsi alle tecniche era una cosa piuttosto complessa che si tramandava generalmente da padre in figlio oppure per opera di qualche amico, ma era molto raro che gente di “montagna” si avvicinasse al mare.
Generalmente poi la pescata, avvenuta durante la stagione estiva con qualche amico di papà, si trasformava nella ricerca di qualche preda su riviste mensili del settore: ebbene sì, doveva passare più di un mese per poter sapere qualche novità sulla tecnica, ma il tempo ci dava la possibilità di memorizzare bene le poche informazioni emerse dalla lettura degli articoli che in realtà ci interessavano.
Se parliamo di pesca dalla barca, poi, non vi erano i dispositivi di oggi.
Il meteo richiedeva spesso faticose levatacce che potevano poi trasformarsi in giornate ventose ed improponibili, ma al tempo stesso ci facevano porre l’attenzione su alcuni particolari fenomeni come l’odore del mare di notte. Se invece guardiamo all’aspetto tecnologico dell’imbarcazione, orologio e bussola la facevano da padrone, tutt’al più i più bravi potevano osservare le mire a terra con triangolazioni precise.
LA RICERCA DELL’ESCA
Come si impostava quindi una battuta di traina con il vivo e soprattutto come si cercava l’esca?
Ciò che sicuramente manca al pescatore “internettiano” o “da tastiera” è la capacità di adattarsi alle mutevoli variabili giornaliere che la pesca offre.
Senza un ecoscandaglio e soprattutto, senza gruppi WhatsApp e foto su social, la ricerca del vivo partiva a “stagioni” e non si limitava alla sola preda singola.
Nelle cassette da pesca vi era l’occorrente per cercare le occhiate, i sugarelli e le aguglie; le piumette bianche non mancavano mai e le montature da bolentino per le boghe erano una risorsa “dell’ultima spiaggia”, ma soprattutto canne e mulinelli erano polivalenti e non ci si affidava al modello tecnico ma a quello versatile.
Sicuramente si sacrificavano le catture in mancanza di attrezzi specifici, ma ciò che era importante era riuscire a fare sempre l’esca per tentare il colpo gobbo anche all’ultimo minuto.
Oggi chi si avvicina alla traina con il vivo si pone immediatamente il problema di creare una vasca del vivo automatizzata, in pochi sanno, o saprebbero, far vivere le esche con le “tinozze”. Abbiamo cambiato tante di quelle volte l’acqua con i secchi, che oggi mi viene da pensare a come facessimo a non avere un fisico da Sylvester Stallone a fine stagione. Non abbiamo quasi mai perso quel vitale secchio in acqua… pena la fine prematura della pescata.
LO SPOT IDEALE
Ma la parte intrigante era spesso sapere di essere al posto giusto nel momento giusto.
Andare a pesca, infatti, richiedeva di conoscere al palmo i tratti di costa da osservare e soprattutto cercare di tenere le lenze a terra per sentire il fondale e capire se si era sulle rocce.
Incagliare spesso era sinonimo di essere tra gli scogli e la barca che ti veniva vicino non rappresentava un grosso problema, poiché non poteva marcare il tuo tanto segreto spot.
Il pescatore di oggi ha dalla sua strumenti affidabili che, se da un lato hanno “imbastardito” la tecnica, dall’altro offrono però la sicurezza di un ritorno a casa anche in presenza di nebbia o in notturna.
La tecnologia, infatti, in questo caso ha indubbiamente migliorato il pescatore e soprattutto aumentato la sicurezza. Spot un tempo miraggio di poche imbarcazioni sono diventati alla portata di tutti e gli incidenti, soprattutto quelli mortali, sono diminuiti in maniera esponenziale.
LE ATTREZZATURE
Ma le attrezzature sono veramente così diverse?
Possiamo indubbiamente tracciare un netto confine tra ciò che era e ciò che è. Agli albori della traina con il vivo, si utilizzavano mulinelli e canne sovradimensionate e sicuramente la vera battaglia era tra pescatore e piombo più che con il pesce.
Canne da 50 lbs carrucolate con mulinelli 9/0 e dacron da 80 lbs in bobina: per portare giù l’esca, il piombo doveva essere “dimensionato” e quando mangiava il pesce, era imperativo sollevare da terra il piombo prima che tutto si perdesse tra i sassi.
Oggi canne ultraleggere, trecciati sottili e fluorocarbon nanotecnologici ci consentono di pescare con leggerezza e soprattutto di lasciare meno fili in mare in caso di incaglio. Il piacere di combattere il pesce è sicuramente superiore, ma i tempi di combattimento si sono ridotti, creando così una sorta di divario che è svantaggioso nei confronti del pesce stesso.
Aumentando difatti la sportività, si è però data la possibilità al pescatore di stare più tempo in pesca: in questo modo le catture sono diventate multiple e molti pseudo-sportivi si sono lasciati andare ad inaspettate mattanze.
ED I PESCI SI SONO EVOLUTI?
Ma dal punto di vista dei pesci, c’è stata la stessa evoluzione? Le catture sono diminuite perché c’è meno pesce o perché i pesci hanno adottato contromisure all’evoluzione dell’uomo?
Indubbiamente la pesca “globale” ha fatto sì che molti più sportivi si siano avvicinati a tecniche difficili (o considerate tali), come la traina con il vivo con il consequenziale aumento del prelievo di pesce.
Al tempo stesso, però, la maggior presenza di piombi, fili, terminali, seppie e calamari trainati, ha creato una sorta di imprinting nei pesci, che hanno iniziato ad aguzzare l’ingegno per sfuggire alle mani dell’uomo.
Da più parti d’Italia si sente spesso dire “i pesci hanno la laurea”: indubbiamente l’affermazione ha un fondamento di verità, ma se provassimo a pescare come 20 anni fa, che risultati avremmo? Ovvero, quanti erano i cappotti e quanti i pesci in barca? Sicuramente molti non sanno rispondere a questa domanda, perché la loro evoluzione è figlia di internet e della pesca facile.
Chi ha osservato la superficie per cogliere il vento che arrivava, chi ha misurato il fondale con il piombo guardiano a terra ed i segnalini sulla lenza in bobina può rispondere che vi sono stagioni più pescose e stagioni meno pescose, giornate in cui i pesci non vogliono mangiare e pesci presi senza che il piombo toccasse nemmeno terra.
CONSIDERAZIONI DA PESCATORE IN EVOLUZIONE
In un periodo come questo di grande riflessione, guardo foto ed archivio e giungo ad una conclusione: il pescatore, moderno o antico che sia, per definirsi un vero pescatore di traina con il vivo deve necessariamente passare per alcune tappe, come un esame a quiz.
Sai pescare tutte le tipologie di vivo? Quanti tipi di pesci hai innescato? Quanto sopravvive un pesce innescato? Saresti pronto a raccontare tutti i tuoi “segreti” perché la pesca si diffonda? Queste sono le domande a cui un vero pescatore sportivo dovrebbe rispondere, prima di considerarsi un pescatore di traina con il vivo… Se qualcuno non avesse diffuso tutto questo quando la tecnologia non c’era, allora non ci sarebbe nemmeno chi crea oggi un gruppo WhatsApp.
(Tutte le foto di questo articolo rappresentano parte dell’archivio storico di oltre 26 anni di traina con il vivo)