Tra il futurismo e il futuristico: il design di Marco Casali
“E’ la voglia di sognare che lega tutti i miei progetti. Sostanzialmente vendiamo felicità: se la tua barca non ti fa sognare e non ti rende felice, non abbiamo realizzato quello che è lo scopo ultimo del possedere un’imbarcazione”.
La passione per la velocità è espressa nelle linee dei motor yacht che disegna con mano futurista. Quando ci parla di periodi green e momenti in cui, invece, si concentra sulla velocità verrebbe di azzardare un parallelo con Picasso e Boccioni: ma “green”, nel concept dell’Architetto Marco Casali, sta per una visione futuristica ed ecosostenibile dello yachting.
Un interesse, quello di Marco Casali per il mare, dichiarato in vari modi: già a 6 anni disegnava i motoscafi dalle linee dinamiche che vedeva in porto; attitudine che proseguiva da ragazzo alla ricerca dell’onda più lunga da cavalcare con il surf e, infine, regatando con Tornado, un famoso catamarano a vela, che introdusse nuove tecniche e nuove tecnologie nell’arte della regata. E proprio di un particolare catamarano iniziamo a parlare con Marco Casali, il Silent 79, il cui lancio è previsto per Cannes 2020 e che si preannuncia come rivoluzionario perché svincola l’armatore dall’uso del carburante.
“Devo anticipare che da tre anni vivo il mio periodo green – ci dice Marco Casali – ho cominciato a pensare a come utilizzare le infrastrutture utili già esistenti nella nautica. Avevo già iniziato a ragionare su dei piccoli catamarani da charter che fossero solari ed eolici, ibridi e completamente elettrici. Poi ho conosciuto Michael Köhler, della Silent Yachts, e sono impazzito per il loro progetto, perché quello che avevo in mente lui lo stava già realizzando da tanto tempo. L’imbarcazione in sé non ha una tecnologia futuristica, se non nel concetto, perché in realtà la tecnologia esiste già e sono nient’altro che i pannelli solari di comune utilizzo per le abitazioni; non si tratta dunque di attingere a chissà quale scoperta, si tratta solo di integrarla correttamente con le peculiarità dell’ambiente marino e superare i vincoli estetici imposti necessariamente dal design“.
Superato però il vincolo estetico, come nella linea Silent che nulla invidia ai catamarani tradizionali, resta comunque l’importante interrogativo dello stoccaggio dell’energia, vera chiave di volta per il successo di yacht dall’anima ecosostenibile. Luogo comune vuole, infatti, che basterebbe qualche giorno di brutto tempo per mettere in difficoltà la navigazione.
“Bisogna specificare – ci dice ancora Casali – che tutti questi yacht sono dotati di generatore, che viene considerato come range extender, il Silent 64, modello precedente al mio 79, ha traversato l’Oceano Atlantico in solare, chiaramente viaggiando tra i 6 e gli 8 nodi. Se avesse voluto andare a 15 nodi, cosa che questi catamarani fanno, il consumo sarebbe stato superiore alla capacità di autoprodursi energia e sarebbero entrati in gioco i generatori. Ma la vera sfida in futuro saranno le batterie, oggi sempre più all’avanguardia e sempre più accessibili”.
Un designer che si concentra non solo sul green ma anche sulla velocità, abbracciando una visione dello yachting ad alte performance e divertente attraverso, ad esempio, la linea Itama o la linea Zeta-Elle Rib, con profili talmente filanti che sembrano in movimento anche da fermi.
Fino ad arrivare al Bavaria Virtess 420 Fly, 13 metri e 60 di lunghezza fuori tutto e baglio di 4,21 metri, anno 2012: il primo Flybridge nella storia del cantiere tedesco al quale Marco Casali ed il team della Too Design conferirono grande classe ed eleganza, coniugate ad un’anima molto pratica, con ottima manovrabilità e spazi incredibilmente ben organizzati, confermando la vocazione di Casali ad approcciare al progetto partendo dai desideri del cliente.
“Bavaria 42 è un oggetto che mi ha dato tantissime soddisfazioni: rivolta ad un mercato molto ampio, non è costosissima, è stata venduta in tantissime unità e ha fatto felici moltissimi armatori”. Dal custom alla produzione di serie: un designer a tuttotondo.
Ma quando gli chiediamo quale sia il progetto che ha vissuto con maggiore senso di sfida torna sugli ecosostenibili: “Stiamo presentando una linea di mega yacht dai 50 ai 120 metri che possano navigare in completa autonomia senza necessità di carburante e che però, come prima mission, devono garantire tutti i servizi di hotel. La sfida è quella di realizzare uno yacht che non abbia tutti i generatori accesi quando è in rada, considerando che oggi la maggior parte dei mega yacht consuma più carburante per i servizi che per gli spostamenti. Per quanto riguarda velocità e dinamismo, questi sono sempre nei miei progetti, non solo ai tempi di Itama. Attualmente stiamo lavorando ad un 55 nodi custom e abbiamo una trattativa per un 60 metri planante, quindi la velocità c’è e ci sarà sempre, anche perché resta una mia grande passione”.
Siamo certi che l’arte – futuristica o futurista che sia – comunque c’entri parecchio in questo percorso professionale e se è vero – come è vero – che gli yacht di oggi sono le cattedrali di ieri, l’architetto deve realizzare, come allora, il sogno di materializzare i desideri del committente. Cosa che all’architetto Marco Casali, classe 1973, ha compreso benissimo. Che siano dislocanti, rib, motor yacht performanti o ecosostenibili, l’unica cosa che lega tutti i progetti di Marco Casali è, infatti, la felicità.
“E’ la voglia di sognare che lega tutti i miei progetti. Sostanzialmente vendiamo felicità: se la tua barca non ti fa sognare e non ti rende felice, non abbiamo realizzato quello che è lo scopo ultimo del possedere un’imbarcazione. Il mio approccio al progetto è sempre emozionale e cerco di immedesimarmi nell’armatore. E’ per questo che prima di guardare alle funzioni cerco di guardare alle emozioni che la barca deve dare, perché non si tratta di un bene primario, ma rappresenta comunque qualcosa che in realtà viene forse prima di tutto: la felicità.
Il tempo a bordo è un tempo di vacanze, non di lavoro o doveri. L’armatore deve passare dei momenti di serenità in compagnia dei propri cari e degli amici. Ma, più di ogni altra cosa, lo yacht deve rispecchiare il suo stile di vita. Tra le richieste più personali e anche stravaganti, che ho ricevuto c’è quella di un armatore che l’unica cosa che voleva era poter girare con il costume bagnato sulla sua barca senza porsi il problema di dove dovesse sedersi, senza preoccuparsi di tessuti delicati e pelli pregiate. E lo abbiamo accontentato, perché quello che facciamo è pur sempre un vestito su misura che si cuce sui desideri dell’armatore”.