Traina col vivo profonda
Tra le doti principali di un buon pescatore sportivo ci sono sicuramente la perseveranza, la curiosità, lo studio, la costanza, la preparazione, la concentrazione, la determinazione e la conoscenza di varie tecniche (come quella della traina col vivo profonda). Un buon mix di queste competenze è un bagaglio importante per un angler, che potrà analizzare in ogni uscita su quali aspetti deve lavorare per ottenere risultati migliori e costanti nel tempo.
In ogni uscita di pesca, l’angler ha la possibilità di effettuare alcune prove e avere riscontri positivi o negativi, in modo da elaborare tali feedback e implementare azioni correttive, in un continuo ciclo di fine-tuning al complesso pescante, all’azione di pesca e alla preparazione della battuta di pesca.
Il successo in questa disciplina è fatto di dettagli, che a volte sembrano insignificanti, ma che spesso fanno la differenza fra una giornata da ricordare e una da dimenticare. Proprio nella tecnica della traina col vivo praticata su batimetriche profonde, che io chiamo “Deep Live Bait Trolling”, i dettagli risultano importantissimi per ottenere grandi risultati.
Infatti, essendo la traina col vivo profonda svolta su batimetriche impegnative (spesso sopra gli 80 metri, ma in alcuni casi ben oltre i 100 metri), è fondamentale non tralasciare nulla se si vuole coronare il combattimento portando in barca un bel denticione corazziere o un bel cernione over 10 chili.
L’ATTREZZATURA PER LA TRAINA COL VIVO PROFONDA
Un aspetto fondamentale è la scelta dei materiali del complesso pescante: si dovrà optare per attrezzature di altissima qualità.
La canna dovrà avere un’ottima sensibilità di punta, per poter avvertire le toccate leggere dei furbissimi sparidi, con piombi guardiani da oltre 700 grammi, ma anche un’eccezionale schiena, con fusti di 20 libbre, per poter pompare il predatore, staccarlo subito dal fondo ed evitare contatti del terminale sulle pietre.
Accoppieremo la canna con un mulinello di ottima fattura, drag massimo di 20 libbre che sarà imbobinato con braid almeno 8 capi, PE max 4, con una sezione molto rotonda per minimizzare gli attriti e favorire il taglio della colonna d’acqua.
Viste le profondità di pesca, converrà ridurre molto la lunghezza del pre-terminale e farlo rientrare entro i 5 metri al massimo, per evitare il bando del filo durante l’azione di pesca.
Il complesso pescante sarà completato con una girella che raccorda il pre-terminale con un terminale di 2,5 metri di lunghezza, in fluorocarbon, di diametro variabile a seconda delle esche e delle prede da insidiare (il consiglio è di non scendere mai sotto lo 0,65 viste le elevate profondità di pesca o, in alternativa, rinforzare con cordino gli ultimi 20 centimetri).
Per quanto riguarda il terminale e la scelta degli ami, nella traina col vivo profonda molto dipende dall’esca che utilizzeremo. Nel caso dei cefalopodi, sicuramente opteremo per due ami beck della misura almeno 6/0 per inneschi generosi e prede importanti.
Gli ami avranno una punta con profilo a coltello (knife edge point), in modo da essere più penetranti quando il nostro target sarà costituito da pesci con apparati boccali molto duri, come, ad esempio, gli sparidi di mole.
GLI ULTIMI CONSIGLI
Un’altra raccomandazione da tenere ben presente è di raddrizzare la punta dell’amo trainante con una pinza a becco, in modo da allinearla al gambo dell’amo per garantire un moto dell’esca rettilineo, senza rotazioni causate da ami con punta disassata rispetto al gambo.
Per evitare brutte sorprese, i nodi dovranno essere effettuati alla perfezione, optando per un PR knot per connettere braid e preterminale, e due nodi SeaBaby per connettere la girella tra pre-terminale e terminale.
Nel caso di utilizzo di terminale con trainante scorrevole, nelle fasi di strike il consiglio è di effettuare una doppia ferrata: la prima è utile per consentire all’amo scorrevole di andare in battuta sul trainante, mentre la seconda serve realmente a ferrare il pesce. In questo caso, per fissare il ferrante sul terminale, effettueremo uno snelling knot sul gambo dell’amo.
Proprio il dettaglio di questo nodo ci risparmierà eventuali rotture del nodo del ferrante, in quanto risulterà realizzato sul gambo dello stesso amo.
Manuel CarilloIngegnere energetico, guida di pesca FIPSAS, con una profonda passione e una pluriennale esperienza nella pesca, nel settore nautico e nell’elettronica di bordo. Conosciuto sui social come “Manuel BluTuna”. |