Traina per tutti
La traina costiera è una delle tecniche più divertenti che si possano provare pescando in mare dalla barca; infatti, in base a dove viene praticata, permette di catturare una infinità di prede, spesso anche di taglia considerevole. Come tutte le altre tecniche, però, va studiata e calibrata a seconda dei pesci presenti nello spot e, soprattutto, della specie da insidiare.
TRAINA: TEORIA E PRATICA
Sappiamo tutti come la cattura di un tombarello, con un finale dello 0,90 o trainando direttamente con il trecciato, sia alquanto improbabile e limitante. Per questo bisogna avere le basi che ci consentano di portare a casa il risultato sperato.
Nella mia esperienza di pescatore, nonché di imprenditore nel noleggio e nella locazione di barche da pesca, ho presto scoperto che molti si cimentano in una determinata tecnica di pesca senza conoscerne nemmeno le basi. Questo accade quando il pescatore si avvicina ad una tecnica nel modo sbagliato, semplicemente perché inesperto in quella disciplina e privo delle nozioni di base per poterla praticare.
Se una volta il “fai da te” era la normalità, ora, grazie a internet e social, possiamo contare su una vera e propria enciclopedia per imparare, anche dai migliori, trucchi e segreti di ogni tecnica di pesca. Non mancano video tutorial su come fare il nodo di giunzione fra trecciato e fluorocarbon o, ancora, quale velocità tenere trainando le piume o i minnow; insomma, tutto quello che serve oggi è a portata di smartphone e consultabile ovunque, anche direttamente sullo spot.
Ma se ci perdiamo nei meandri del web, ricordiamoci che è pur sempre teoria. Solo una discreta quantità di pratica in mare potrà darci quella sicurezza e quella precisione che porteranno alla cattura di un pesce.
MISSIONE TRAINA COSTIERA
Uno degli errori da evitare è quello di pensare che con una canna da pesca, magari progettata e creata per il bolentino, si possa fare di tutto, dalla traina allo spinning. Certo, in caso di emergenza o in mancanza degli strumenti necessari, tutto va bene, ma oggi il mercato offre attrezzature specifiche calibrate per ogni tecnica e soprattutto adatte a tutte le tasche: dalle entry level alle top di gamma.
Troppo spesso vedo tornare pescatori sconsolati, che dopo una giornata in mare arrivano con qualche pesciolino nel secchio. Cerco sempre di chiedermi quale sia la causa.
È pur vero che chi, come me, vive il mare tutti i giorni sa tirare fuori i pesci anche da una giornata difficile; ma i risultati arrivano solo se mettiamo in atto quei piccoli accorgimenti che ci permettono di far abboccare un bel pesce all’amo.
È proprio il caso della traina costiera, della quale dovremo conoscere almeno le basi per non vanificare tutti i nostri sforzi.
Poniamo l’esempio del pescatore che prepara tutta l’attrezzatura per una sessione di traina costiera da dedicare alla ricerca del tombarello o del tonno alletterato di media taglia. Supponiamo che l’attrezzatura, il filo e l’esca siano correttamente calibrati su quella tipologia di pesce.
Se il pescatore, pur creando il giusto assetto, sbaglia totalmente la velocità di traina, avrà vanificato tutta la fase di preparazione solo per un errore di andatura. Viceversa, se velocità e andatura sono perfette, ma l’attrezzatura non è calibrata correttamente su quella specie, succederà la stessa cosa.
ATTREZZATURA & CO.
Le prede della traina costiera sono tantissime, ma spesso, come nel caso del Mar Ligure, ci si concentra su tombarelli, alletterati, palamite e affini.
Quando mi sono avvicinato a questa tecnica, solitamente si utilizzavano canne da 20/30 libbre in fibra di vetro con mulinelli sovradimensionati: a onor del vero, però, erano tempi in cui i pesci se non stavi attento ti saltavano in barca. Ora, invece, pesco con un’attrezzatura totalmente diversa: sono passato dalla 30 alla 6 libbre, uso mulinelli che sono la metà di quelli di vent’anni fa e prediligo il trecciato con shock leader in fluorocarbon al posto del nylon.
Oltre questo, sono cambiati anche gli assetti e le esche: ricordo come se fosse ieri che spesso a traina partivano quattro canne alla volta, mentre oggi, salvo casi estremamente fortunati, siamo costretti ad utilizzare esche diverse con assetti differenti per capire in quel momento cosa piace mangiare al pesce; in un menù che va dai kona ai Rapala, dalle piume ai minnow.
L’unico modo per imparare davvero è sempre quello di “rubare l’arte” a chi la conosce bene, informandosi in maniera approfondita su come questa tecnica meravigliosa venga svolta nello spot che ci interessa. Questo perché spesso l’assetto utilizzato in Liguria magari non è identico a quello usato in Sicilia o in Adriatico. Voi giustamente vi starete chiedendo come acquisire queste conoscenze: be’, il web è pieno di informazioni utili per avere l’assetto corretto e catturare le prede della traina costiera.