Tre ami per il bolentino
Quando si parla di bolentino, almeno di quello costiero e di medio fondale, vengono immediatamente in mente le classiche montature a tre ami, quelle che fin da bambini ci hanno regalato ore di interminabile divertimento e che, se sapientemente adoperate, possono offrirci catture e carnieri da sogno.
I PESCI METEOROPATICI
Prima di programmare una battuta di bolentino è bene analizzare alcune componenti importanti e determinanti per il successo del nostro intento alieutico.
Innanzitutto, sarebbe buona norma prendere appunti circa la pressione atmosferica, il vento e la corrente sullo stesso spot per almeno 4 o 5 uscite: infatti, al variare del barometro, sicuramente si modificherà l’appetito dei commensali, così come al variare della corrente, inevitabilmente per mandare in buca le nostre esche, sarà fondamentale cambiare ancoraggio.
Ciò premesso teniamo presente che gli sparidi (saraghi, tanute, orate, prai) amano l’alta pressione e le fasi di marea crescenti, mentre i grufolatori (scorfani, cernie) amano la marea discendente e la pressione livellata.
E con la pressione che scende? Generalmente i pesci, nella fase di bassa pressione, diventano inappetenti, svogliati e si fatica a farli cadere in trappola. Ciò non toglie che qualche bel pesce magari si possa pescare ugualmente ma, tendenzialmente parlando di bolentino, le catture non saranno molteplici e ripetute e spesso desisteremo.
LA STAGIONALITÀ
A bolentino si possono pescare i pesci tutto l’anno? Se per pesci intendiamo gli abitanti del fondale, con branchie e pinne, la risposta è sì. Se, però, vogliamo prestare attenzione alle diverse specie, specialmente agli sparidi, possiamo suddividere la pesca in stagioni:
- Saraghi: tutto l’anno, con prede più grosse (saraghi maggiori) con acqua fredda;
- Orate: nel sottocosta d’inverno, con il montone nei mesi di novembre-gennaio, in acqua fonda in primavera-estate;
- Prai: esemplari grossi in primavera in acque poco profonde e in inverno in acque profonde;
- Scorfani: esemplari grossi in primavera in acque poco profonde e in autunno in acque profonde. Entrando nello specifico possiamo dire che gli sparidi, nella fase del montone, entrano in competizione alimentare e, soprattutto, si “ricaricano” prima delle fatiche dell’accoppiamento. Pertanto è più facile trovare veri e propri branchi in caccia, mentre nel resto dell’anno, pur restando in una fase gregaria, difficilmente fanno “banchetti” che durano oltre le fasi di marea.
LE SPECIE PARTICOLARI
Parlando di bolentino di medio fondale, ovvero quello svolto nelle batimetriche dagli 80 ai 120 metri, non possiamo non citare prede particolari. A questa categoria appartengono tutte quelle specie che nel bolentino costiero è raro trovare e riuscire a catturare, altresì abbiamo pesci molto pregiati e combattenti di razza meno pregiata a tavola.
Un esempio? Il pesce San Pietro, pessimo combattente dalla mangiata forte e decisa, ma incredibilmente buono a tavola.
Questa preda si scontra con grossi gronghi e murene, grandi combattenti, che durante la risalita non disdegnano fughe e testate: sono pesci generalmente scartati e rilasciati (meglio se vivi) per la difficile gestione in barca e, peggio, in casa. Per queste specie sono necessari dei veri e propri accorgimenti per riuscire ad averne ragione, specialmente a livello di inneschi.
GLI INNESCHI
Il buon cacciatore sa scegliere con cura le cartucce da usare in base alla specie, alla gittata del fucile e, perché no, all’umidità dell’aria. Allo stesso modo il pescatore tecnico di bolentino deve necessariamente saper scegliere le proprie esche e ancor di più i propri inneschi.
Parlando di esche naturali morte, possiamo dire che generalmente la fa da padrone il classico gambero surgelato, ma dobbiamo ammettere che il gambero fresco o abbattuto cambia diametralmente la qualità della pescata. Sebbene si tratti sempre di gambero, il prodotto fresco consente, appena tolta la testa, di lasciare tutte le interiora che faranno da “pastura” sul fondo oltre ad avere una consistenza e tenuta sull’amo completamente diversa.
Le mazzancolle non riscontrano grande gradimento tra gli sparidi di pregio e restano un’esca da utilizzare solo per liberarsi dalla minutaglia alle prime calate.
La sarda rappresenta un vero e proprio modo di pescare. Quest’esca, infatti, va opportunamente trattata e conservata, perché durante la calata si può sfaldare. Esca universale, richiede ami generosi per essere innescata e, soprattutto, l’utilizzo sapiente del filo elastico per evitare di perderla durante la discesa sul fondo.
La strisciolina di calamaro è un po’ il jolly da giocare in ogni situazione. Va opportunamente lavorata prima di essere mandata sull’amo e, in caso di calamari congelati, va “battuta” con un martello batticarne al fine di renderla fluttuante al fondo.
Parlando invece di esche naturali vive, dobbiamo considerare questa premessa: tra gli appassionati, il bolentino con il vivo ha ormai preso una piega decisa, portandoli a tenere una sola canna specifica per questa tecnica.
Se vogliamo cercare sparidi e scorfani, l’uso di seppie (piccole) e calamari (piccoli) sarà determinante, ma se andiamo alla ricerca del pesce San Pietro, saranno i sugarelli innescati per bocca a darci il colpo vincente.
LE MONTATURE
Abbiamo intitolato il nostro articolo “tre ami” poiché il bolentino classico e agonistico (canna da natante) prevede l’uso proprio di questa montatura. Distinguiamo i due tipi di bolentino in “basso fondale” e “medio fondale” per descrivere i terminali:
- Nel basso fondale, ossia sino ai 50-60 metri, utilizzeremo ami del 5 o del 6 montati su braccioli del 0,30 con trave del 0,35. Tecnosfere o girelline bloccate con stopper serviranno a far girare i braccioli intorno al trave prevenendo garbugli pericolosi; un piombo da 60/70/90 grammi completerà la montatura.
- Se decidiamo, invece, di pescare tra i 70 e i 120 metri, cambieremo un po’ i diametri e le misure degli ami, poiché gli inneschi saranno più generosi e, allo stesso tempo, la dimensione delle prede varierà sensibilmente. Il trave sarà dello 0,45; mentre i braccioli dello 0,40. Gli ami dal 1/0 al 2, a seconda di profondità e specie. A batimetriche fonde, l’uso dei circle hook ci consentirà di vedere perdonati errori di ferrata.
LE CANNE E I MULINELLI
Non esiste una canna universale in grado di coprire tutti i ruoli, ma attualmente sono presenti in commercio diversi prodotti in grado di destreggiarsi bene in più situazioni.
Dovremo cercare un attrezzo con lunghezza compresa tra i 3 e i 3,50 metri, capace di gestire zavorre dai 50 ai 300 grammi e, al tempo stesso, dotato di una vetta che ci consenta di sentire anche mangiate flebili. Troveremo questo binomio in quelle canne in 4 pezzi, dotate di un manico porta mulinello universale e un fusto a due azioni (light o heavy) che ci permetterà di gestire le tipologie di pesca.
I cimini in dotazione saranno spesso ad azione provocata, in questo modo le mangiate saranno avvertite con più sensibilità.
Per i mulinelli dovremo avere una doppia scelta: un piccolo 5.000 a bobina fissa per il basso fondale caricato con della treccia dello 0,12/0,16; mentre un 8.000 sempre a bobina fissa, caricato con della treccia del 0,19/0,23 per il medio fondo.
GLI ATTREZZI INDISPENSABILI
Per praticare al meglio il bolentino ci sono alcuni accessori che ritengo ormai indispensabili, tra questi cito sicuramente la Serbidora, vera e propria stazione di lavorazione delle esche: se pescate in gommone è anche un utile appoggio per terminali e ami. Il guadino, indispensabile collaboratore che ha il compito di salpare le prede difficili (meglio se in gomma per evitare perdite di tempo nel liberare gli ami dalle maglie della rete); lo slamatore, utile per cavare gli ami da apparati boccali ben dentati e salvaguardare anche la svista dell’amo scordato dentro, mentre pulite il pesce a casa; per ultimo, ma non per questo meno utile, cito il motore elettrico.
Questo silenzioso amico ci consente, infatti, di stare ancorati per ore e di gestire al meglio spostamenti e cambi di corrente senza dover faticare a tirare via l’ancora ogni volta. Sicuramente dal costo non irrisorio, questo accessorio ha dato una vera svolta a questa tecnica, avvicinando anche appassionati che per problemi di ancoraggio avevano abbandonato questa procedura: così apparentemente semplice, ma in realtà una vera e propria scuola di pensiero.