Un occhio sott’acqua: il drone subacqueo o “ROV”
Qualche tempo fa abbiamo parlato dei droni subacquei (o “ROV” per i più esperti), scoprendo che questa tecnologia, una volta destinata solo a un uso professionale, è finalmente alla portata di molti.
Questi apparecchi, infatti, oggi possono essere utilizzati per una miriade di scopi, ludici o tecnici, e hanno un costo decisamente più accessibile rispetto ai grandi ROV presenti sul mercato cantieristico-professionale. L’utente può impiegarli per scoprire i fondali comodamente seduto sulla barca, per esplorare nuovi spot di pesca, per verificare la carena e le eliche della propria imbarcazione, per seguire i subacquei in immersione e chissà per quali altri mille usi.
LE ULTIME MIGLIORIE
Come per tutte le attrezzature tecnologiche, anche per i ROV l’evoluzione è sempre in prima linea e i miglioramenti rispetto ai modelli precedenti sono davvero sbalorditivi. Uno dei primi che ho provato aveva cinque propulsori, poteva muoversi in avanti e indietro, girare a destra e sinistra, ovviamente salire e scendere di quota, e navigare con la prua inclinata fino a 45°.
Il drone subacqueo che ho avuto modo di testare ultimamente, il Fifish V6 Expert della QYSEA, presenta delle migliorie che lasciano davvero a bocca aperta, dal punto di vista sia materiale che applicativo. Infatti, questo ROV non solo può essere pilotato come il precedente, ma può anche traslare in ogni direzione e navigare con assetto verticale, ad esempio per ispezionare una carena centimetro per centimetro.
Tra le altre funzioni, ha la capacità di ruotare su se stesso a 360°, ha una batteria di maggiore durata (che permette oltre due ore di utilizzo continuo) e il gruppo fari migliorato, non solo nella potenza, per offrire sempre inquadrature nitide senza troppa sospensione.
Anche in termini di software, sono stati compiuti importanti passi in avanti: infatti, possiamo contare sulla navigazione completamente automatica, impostando un percorso o dicendo al ROV di navigare in una certa direzione per un tempo stabilito. Ottima anche la funzione per pilotare il drone attraverso il visore VR, che consente di utilizzare – oltre al joystick – i movimenti della testa per la maggior parte delle manovre in acqua.
A COSA SERVE UN ROV?
Ma a cosa potrà mai servire un ROV a un diportista o a un pescatore? È la domanda che mi sono posto anche io… dopo averlo acquistato, ovviamente. Sono molto appassionato di elettronica e, affacciatomi al mondo dei droni volanti con scarsi risultati, sono stato subito incuriosito da questi modelli, anche perché quelli che volavano mi cadevano sempre; questo almeno è già in acqua e più che scontrarsi con una pietra non può fare, anche se col tempo ho scoperto che il mare è pieno di insidie.
Ma alla domanda “cosa te ne fai di un drone subacqueo?” basta poco per rispondere.
Dopo le prime immersioni in porto per prendere confidenza con le manovre, uno dei primi tuffi è stato subito alla profondità massima. Ero assolutamente curioso di vedere come fosse lo spot a -95 metri dove andavo regolarmente a pescare. Ebbene, dopo quella, è stato un susseguirsi di immersioni per scoprire nuovi e vecchi spot di pesca, per capire esattamente come pescare e, ad esempio, come evitare di incagliare e quindi perdere montature e lenze sul fondo.
La frenesia, poi, sale non appena un bel pesce compare davanti all’obiettivo.
Mi sono trovato a oltre -90 metri con un pesce San Pietro che mi danzava letteralmente davanti alla telecamera – un vero spettacolo – o addirittura un grongo che, senza alcuna paura, si avvicinava all’obiettivo per capire chi fosse l’intruso: insomma, un vero spasso.
Ecco cosa spinge un diportista o un pescatore ad acquistare un drone subacqueo: la voglia di scoprire cosa c’è realmente sotto di sé.
Ciò che finora abbiamo solo immaginato oggi finalmente si pone davanti ai nostri occhi in altissima risoluzione, anche in 4K.
ROV PER IL TEMPO LIBERO
Tornando al robot provato ultimamente, uno dei suoi punti di forza è la possibilità di collegare diversi accessori alla porta dedicata, che si trova sotto la pancia del ROV: potremo infatti connettere il braccio robotico, quella sorta di pinza con cui si possono recuperare oggetti (noi, ad esempio, la utilizziamo per raccogliere i rifiuti che incrociamo durante le immersioni), oppure un sonar ad altissima frequenza per scandagliare il fondo alla ricerca di relitti sommersi o, ancora, dei trasmettitori GPS in grado di fornire la posizione sott’acqua anche a profondità importanti.
ROV PER I PROFESSIONISTI
A livello professionale, è possibile equipaggiare il drone subacqueo con un campionatore di acqua, ad esempio per testare la presenza di particolari microrganismi a determinate profondità; un sensore per misurare il pH; una rete raccogli-sedimento o altri accessori utili a quelle società che gestiscono le vasche dei pesci in accrescimento per una prima sigillatura di eventuali buchi nelle reti di contenimento. Insomma, un uso adatto a tutti, dal semplice curioso a chi lavora a stretto contatto con il mare.
Uno degli ultimi aspetti rilevanti è il fatto di poter condividere le immagini anche su altri smartphone o tablet in real time e, con i dovuti collegamenti e predisposizioni, è possibile visualizzarle in diretta anche sugli schermi dei display multifunzione a bordo, quelli di ultima generazione che includono anche l’ingresso video, spesso HDMI.
ROV PER LE EMERGENZE
Non solo uso ludico-sportivo: i ROV, infatti, hanno trovato il loro impiego anche in ambito SAR e nel soccorso acquatico.
Questi strumenti, rispetto ai fratelli maggiori che necessitano di diverso tempo per l’assemblaggio, sono pronti all’uso: possono essere immersi in un solo minuto, assicurando quindi tempi di intervento rapidi e spesso risolutivi in situazioni di emergenza. È il caso, ad esempio, delle squadre dei Vigili del Fuoco o dei reparti subacquei: oltre ad avere personale in acqua, possono garantire assistenza immediata o coadiuvare le ricerche attraverso un dispositivo tecnologicamente avanzato che, manovrato a dovere, potrà essere di aiuto in molte circostanze.