Yachting revolution: estro e innovazione di Lorenzo Argento
“Delle barche mi sono appassionato grazie allo sci ed ad Ambrogio Fogar. La mia preferita? Il mio B30 sul lago. Un salottino navigante. La mia casa-barca”.
L’estrosa personalità di Lorenzo Argento Laurenti sembra contrastare con la rigida tecnica necessaria per disegnare una barca a vela. Eppure, quell’estro si percepisce appieno nelle barche che ha disegnato e che disegna.
Nato a Rovereto, nelle prime risposte della nostra intervista dichiara: “Delle barche mi sono appassionato grazie allo sci ed ad Ambrogio Fogar“. Il giro sembra lungo, ma in realtà non lo è: Fogar presentò il suo progetto di giro del mondo con Surprise durante un campionato italiano di sci a Bormio, così un dodicenne Lorenzo Argento manifestò ai suoi genitori l’intenzione di approcciarsi ad un altro sport, oltre allo sci: la vela.
E della passione per la vela e della naturale attitudine per il disegno tecnico, coadiuvata dagli studi in Yacht Design a Southampton, ha fatto la sua professione. Inizia il suo percorso legando subito il proprio nome a quello di Luca Brenta, con cui, dopo due anni collaborazione, si mette in società fondando il Luca Brenta Yacht Design & Co.
Da questa partnership nascono dei veri e propri capolavori destinati a cambiare per sempre il mondo dello yachting a vela per il diporto, inaugurando così uno stile in grado di coniugare l’esigenza di family cruiser con il divertimento della regata. E’ attraverso la richiesta di Luca Bassani che Lorenzo Argento e Luca Brenta lavorano al primo, strepitoso, Wally. Iconica barca ancora oggi, fu la prima a non rispondere più al tradizionale aut – aut, o barca da regata, o barca da famiglia, soddisfacendo davvero entrambe le esigenze. Così, con Walligator I nel 1990, stravolgono le regole della nautica, in primo luogo con l’utilizzo del carbonio per i due alberi, dapprima usato solo in Coppa America. Si governa in poche persone ed il sistema idraulico è applicato a tutte le componenti.
“Riducemmo il numero di winch, inserimmo i fiocchi autoviranti e il primo albero di 80 piedi in carbonio, era la prima barca dove lo scafo era costruito in lamellare, ma la coperta in composito di carbonio: usammo tutte innovazioni che alleggerivano la barca rendendola più performante, ma soprattutto implementammo tutte le soluzioni tecnologiche che erano tipiche delle barche da regata, per semplificarne la governabilità ed aumentare i livelli di sicurezza a bordo”.
La richiesta di Luca Bassani in veste di armatore, era di poter avere una barca anche per la famiglia e i figli piccoli e che permettesse di rendere vita facile a bordo anche agli ospiti. Dal Walligator I si è presto arrivati a costruire Walligator II: primo 100 piedi in carbonio mai costruito al mondo, “All’interno del quale abbiamo incrementato le soluzioni per ridurre il numero di equipaggio e permettere ad una crew ridotta di domare un 100 piedi. – spiega ancora Lorenzo Argento – Introducemmo le prime propulsioni che ruotavano e permettevano di far girare la barca su se stessa; altro lavoro importante coinvolse le vele North Sails, sempre più leggere e gestibili anche su grandi dimensioni. E’ così che ho assistito alla migrazione e alla nascita della superyacht industry. Negli anni ’80 la barca più grande era di 60 piedi, nel ’90 presentammo Walligator I di 80 piedi e nel ’94 Walligator II di 100 piedi, un’escalation giustificata dall’accumulo di grandi ricchezze, tramutate in progetti e barche. Ho il privilegio di aver vissuto in pieno questo tipo di opportunità e una grande fortuna è stata essere al posto giusto al momento giusto. Lavorare con Luca Brenta per un cliente come Luca Bassani, appena terminati gli studi devo dire che è stato un privilegio”.
Tra i progetti pionieristici della nautica a firma di Lorenzo Argento è però d’obbligo ricordare anche il Ghost, un 37 piedi realizzato per un armatore privato, costruito da Vitters e Green Marine e varato nel 2005, che per la prima volta presentava una tuga con la parte centrale completamente trasparente ed un pozzetto che interagiva con il salone come uno spazio unico: scelte stilistiche che si sono poi imposte sul mercato divenendo soluzioni imprescindibili sui modelli e sulle tendenze degli anni avvenire e ancora oggi.
“La barca a vela deve avere delle caratteristiche di vivibilità e performance particolarmente semplici. Oggi l’armatore che dispone di capacità economiche importanti arriva magari ad avere un 60/80 piedi senza esser passato prima per la deriva, per un 20 metri e poi un 40, quindi manca purtroppo di un percorso, della cultura e della conoscenza della barca a vela, è per questo che le barche che disegniamo devono essere di più semplice utilizzo possibile. Tra l’altro oggi la tendenza è quella di interfacciarsi con il cantiere e non più con il progettista, a differenza di qualche anno fa. La dimostrazione è che oggi lavoro per il Gruppo Beneteau (attualmente sta lavorando al First 53 in lancio nel 2019). Nello yachting a vela le dinamiche erano diverse rispetto al motor yachting dove il cliente era il più delle volte il Cantiere, mentre nello yachting a vela il lavoro era, ed questo è ancora, più artigianale, e quindi il progettista assumeva un ruolo completamente diverso, molto più di riferimento. Ecco le cose oggi stanno cambiando”.
Una tendenza che lo yachting a vela ha ereditato dallo yachting a motore, un tipo di nautica a cui Lorenzo Argento si è avvicinato raramente, ma da cui ha ricevuto la sua richiesta più bizzarra. “La richiesta più particolare – ci dice con una battuta – è la barca a vela stessa! Che qualcuno chieda di farsi fare una barca a vela è già sufficientemente bizzarro. Detto questo, come le spiegavo, probabilmente i colleghi del motore ne hanno sentite di certo più di me e, infatti, la cosa più stravagante che mi hanno chiesto è proprio su una barca a motore di 45 metri per il cantiere Logica Yachts, dove l’armatore ha voluto una piscina posta a prua. E seppur piccola la realizzammo avendo a disposizione questi ponti liberi e grandi. Cosa impensabile su una barca a vela”.
Tanti i progetti di cui può andare fiero e essere estremamente soddisfatto, sicuramente le già citate Wally e Ghost, ma anche la serie B Yachts, Chrisco e l’80 piedi Michael Schmidt, e proprio in quest’ultimo caso la combinazione del progettista ed un committente-costruttore ha dato vita ad un vero capolavoro con delle linee davvero innovative, caratterizzate da un pozzetto incavato a centro barca e una tuga appena visibile, che portano ad avere 3 ponti separati.
“Il cocktail meraviglioso – come in quest’ultimo caso – è un buon progetto, un buon armatore ed un buon cantiere: da questi fattori difficilmente viene fuori una cattiva barca”. Una serie di progetti vincenti che hanno seriamente rivoluzionato il mercato negli anni, ma non chiediamogli qual è la sua barca preferita, perché risponderà sempre “Il mio B30 sul lago. Un salottino navigante. La mia casa-barca”.
LORENZO ARGENTO
www.lorenzoargento.com